• Titolo: Madonna col Bambino e san Giovannino
  • Autore: Andrea Scutellari
  • Data: Ultimo quarto del XVI secolo
  • Tecnica: Olio su tela
  • Dimensioni: cm 92 x 70
  • Provenienza: Parma, collezione Dalla Rosa Prati, 1851
  • Inventario: GN486
  • Genere: Pittura
  • Museo: Galleria Nazionale
  • Sezione espositiva: Deposito

“Mal disegnata e di colori falsi” – secondo Corrado Ricci – la modesta teletta “ricorda però la maniera di Lattanzio Gambara”.

In seguito non mi pare che la letteratura artistica locale si sia occupata dell’opera, tranne la Ghidiglia Quintavalle che l’ha correttamente orientata in un’area minore della pittura cremonese influenzata prevalentemente da una sorta di correggismo di ritorno nell’ultimo quarto del XVI secolo. In particolare, la sua paternità dovrebbe essere assegnata ad Andrea Scutellari, allievo “vitalianensis”, ovvero di Viadana (come si firma nella Natività con i santi Quirico e Giulitta del 1587 oggi nella Pinacoteca di Cremona) di Bernardino Campi, nella bottega del quale il giovane era entrato nel 1578 “vago di riuscire pittore di glorioso nome”.

Sebbene ci manchino sicure notizie documentarie relative all’artista, sdoppiato nella letteratura antica fra Andrea Scutellari e un Andrea da Viadana, la sua fama è testimoniata dalla citazione del Merula che lo definisce – un po’ troppo entusiasticamente – “celeberrimo nell’arte” già nel 1627, e da poche ma importanti opere che lo segnalano come una variabile significativa nella cultura della tarda maniera cremonese. Nell’arco ristretto di tre anni esegue a Cremona le sole opere testimoniate dalle fonti locali: nel 1586 firma l’Assunta e santi conservata nella sagrestia di Sant’Ilario; nel 1587 la già citata Natività con i santi Quirico e Giulitta già sull’altare maggiore della chiesa dedicata ai due santi e, l’anno successivo una Annunciazione perduta per Sant’Agata, “un’Opera che da più tosto nel grande” secondo la suggestiva menzione dello Zaist (1774).

Sulla base dei dipinti firmati gli ho restituito un affresco nella collegiata di Fiorenzuola d’Arda, già riferito al Malosso o a Bernardino Gatti, con L’Eterno, la Madonna col Bambino e i santi Antonio abate e Francesco e una Sacra Famiglia con un angelo in collezione privata (Tanzi 1991, p. 70, figg. 14-18). Soprattutto l’affresco di Fiorenzuola rientra con chiarezza “in un filone di dichiarato neocorreggismo, con una particolare attenzione alle stampe baroccesche, alle opere del Sojaro ed ai precedenti ‘romanisti’ della scuola campesca, ed un gusto cromatico impreziosito da colori smaltei e cangianti, in parallelo con le scelte del Malosso ma con risultati piuttosto divergenti”.

In tono minore rispetto alle opere citate, il dipinto già Dalla Rosa-Prati evidenzia le medesime caratteristiche e affinità stringenti con il catalogo dello Scutellari, soprattutto nelle immagini un poco goffe dei due bimbi che rientrano nella tipologia del viadanese.

Scheda di Marco Tanzi tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Cinquecento, Franco Maria Ricci, Milano, 1998.