L’opera proviene dall’oratorio parmense di Sant’Anna (Bertoluzzi 1830) ma non è ricordato negli inventari e cataloghi della Galleria (Quintavalle A.O. 1939).

La composizione, che richiama, non c’è dubbio, la pala di Capodimonte con la Madonna col Bambino e i santi Crispino e Crispiniano (inv. 512), presenta la Madonna col Bambino adorato da san Francesco, e a sinistra san Mattia in piedi, di carraccesca memoria; una “rovina” in secondo piano a sinistra e nello sfondo un paesaggio rigoglioso con alberi frondosi. “Tra le opere migliori del Badalocchio e ne ripete i toni vivaci e la dolcezza dei volti, specie nell’apostolo e nella Vergine…” (Quintavalle A.O. 1939).

Il commento del Cavalli (1959b), che spinge la datazione dell’opera verso il 1618-1620, diversamente dal Pirondini che la colloca sul 1613, per affinità con la Madonna col Bambino e santi della Galleria Nazionale di Parma (inv. 140, vedi scheda n. 491), è ancora attuale: “Sisto sembra riprendere il discorso più apertamente emiliano, fra i Carracci e lo Schedone, e tentare il tema compositivo della Sacra Conversazione: il risultato non va oltre una aggraziata esilità inventiva. Poi, il timbro si irrobustisce, insieme al ductus pittorico: ne esce un’opera solida, piena di abilità e non priva di un suo pathos, fra Ludovico e Domenichino, del quale ultimo pare ricalchi certe asprezze del particolare…”. Una caratteristica del pittore è il modo di “fondere” insieme elementi della cultura carraccesca, Annibale in primis, per accostarsi successivamente allo stile più aggiornato di Lanfranco e Schedoni, in un “eclettismo” non di maniera, ma limpido e solare.

Bibliografia
Bertoluzzi 1830, p. 6;
Hoffmann 1924-26, p. 152;
Quintavalle A.O. 1939, pp. 68-69;
Cavalli 1959, p. 233, Borea 1975, p. 76;
da Mareto 1978, pp. 231-233;
Pirondini 1995, 92
Restauri
1939;
1951-52
Scheda di Mario Di Giampaolo, tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Seicento, Franco Maria Ricci, Milano, 1999.