- Titolo: Madonna col Bambino
- Autore: Anonimo lombardo
- Data: Prima metà del XVI secolo
- Tecnica: Olio su tavola
- Dimensioni: cm 38 x 32
- Provenienza: Parma, collezione Sanvitale,
- Inventario: GN419
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Deposito
Il dipinto è mancante visibilmente delle parti marginali, quasi fosse stato ridotto e inserito nella cornice cinquecentesca dorata a foglia; anche per questo non si riesce a identificare la figura sulla destra, con la mano appoggiata al pomolo dello schienale del tronetto ed è scomparso il paesaggio di fondo, di cui è rimasto un chiarore. In effetti la tavola risulta segata nelle parti laterali e inferiori ed evidenzia profonde e diffuse tarlature, che fanno presumere precedenti parti marginali devastate e irrecuperabili.
La dolcezza del volto della Madonna e l’avvolgimento atmosferico del corpo del Bambino denotano una sicura assimilazione del procedimento leonardesco; anche il fondo delimitato dal drappo scuro e da una collina in lieve luminosità riconducono alla straordinaria influenza di Leonardo sulla cultura milanese.
Ricci liquida in una riga l’opera “già attribuita a Francesco Melzi, di cui non è sicuramente”. Quintavalle invece riporta la firma “Franc. Melzi M.F.A. 1499”, sfuggita al Ricci; l’attribuzione era riportata negli antichi inventari. In effetti nell’inventario corrente si osserva: “Nel vecchio inventario è attribuita a Melzi Francesco, è invece proprio sua, porta la firma e la data 1499”. Se così fosse verrebbe anticipata di almeno quindici anni la data di nascita del Melzi (1493-1570), che però sarebbe morto quasi centenario, ipotesi mai avanzata. Inoltre la data non concorda nemmeno con il percorso del giovane pittore, che conobbe Leonardo verso il 1507 e che non lo abbandonò più, diventando poi suo erede universale. Infine mancano ricerche arboree e naturalistiche, riprese dagli studi scientifici del maestro, che caratterizzano i pochi dipinti attribuitigli e la cui assenza fa dubitare persino dell’autenticità della firma dell’unico dipinto del 1525 riferitogli. A un esame diretto la scritta è posta su una striscia chiara in alto a sinistra, che non ha nessuna funzione nel contesto, con un’ulteriore ridipintura; la data è di scrittura incerta e quindi tutta la scritta sembra un’annotazione apocrifa.
Il tipo fisionomico della Madonna e la trasparenza delicata dei veli avvicinano questo dipinto alla Madonna col Bambino e l’agnello di Cesare da Sesto del Poldi Pezzoli e anche a una sensibilità di un pittore lombardo irresistibilmente attratto da un Leonardo da poco scoperto. La data dunque non aiuta, anzi allontana dagli anni di effettiva esecuzione e potrebbe essere apocrifa, come anche la firma che ha condizionato l’attribuzione. Il dipinto ha molto sofferto, anche perché numerose sono le ridipinture a tratteggio nel Bambino, nei capelli e nelle mani della Madonna; il velo trasparente in primo piano è invece integro.