- Titolo: Madonna col Bambino
- Autore: Anonimo parmense e Anonimo lombardo
- Data: Inizi del XVI secolo
- Tecnica: Affresco
- Dimensioni: 99 x 48
- Provenienza: Parma, chiesa di Sant’Andrea
- Inventario: GN1566
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Rinascimento in Emilia Ala Nord Ovest Bassa
Il ritrovamento di questo interessante dipinto, fino al 1959 celato da un confessionale, avvenne mentre si operava il trasferimento di tutti gli arredi nella vicina chiesa di San Pietro, in previsione di un diverso utilizzo dell’antica chiesa di Sant’Andrea.
L’affresco si presentava alterato da pesanti ridipinture cinquecentesche che lo coprivano quasi completamente, ma nelle poche zone originali ancora visibili si intuì la particolare qualità dell’opera e si decise di recuperarlo per la sua singolare testimonianza nella storia della pittura locale.
Nella scheda di catalogo compilata per l’esposizione parmense Arte in Emilia (1960-61), la Ghidiglia Quintavalle riconobbe nella superficie dell’affresco tre diversi interventi di esecuzione: uno più antico, databile alla metà del ’400, nella parte centrale del corpo e dell’abito della Madonna, compreso l’intero Bambino; un altro successivo nel volto della Vergine fino alla scollatura del vestito, opera di un maestro dei primi decenni del ’500 e un terzo, collocabile alla metà del XVI secolo, per il frammento a destra raffigurante parte di un San Giovanni Battista, di cui si vedono solo il bordo dell’abito di pelliccia e parte di un braccio.
Ora, dopo un attento esame della superficie pittorica, siamo convinti che sul dipinto si possano distinguere solo due fasi di interventi, in quanto la figura parziale del San Giovanni nell’impasto dei colori e nei livelli di sovrapposizione risulta della stessa natura del volto della Madonna.
Evidentissima è invece la differenza di questo viso con la zona sottostante del corpo, sia per i caratteri stilistici, che per i dati tecnici, essendo la testa eseguita con pigmenti oleosi stesi a secco, mentre la zona più antica è certamente a fresco, sebbene eseguito su una superficie molto levigata, preparata quasi come per un dipinto su tavola. In questa parte più antica il disegno delle mani e del corpo del Bambino è eseguito a punta di pennello a terra rosso-sinopia, con un tratto sicuro, anche se il segno è rigido e poco naturalistico. Il contorno sfumato dei volumi e delle pieghe dell’abito bianco della Madonna è ottenuto con una terra arancio-ocra e su tutta la superficie il costume è ornato con un elegante e finissimo disegno a sequenza di girali contenenti palmette, di colore verde-malachite, perfettamente conservato. Invece il manto che ricade dalle spalle aveva il risvolto di un diverso colore e la tinta bruno scuro ora visibile è la base a morellone su cui in origine era stesa dell’azzurrite, di cui ancora rimangono piccolissime tracce. Anche la parte esterna del manto è certamente quattrocentesca, come pure i disegni a “pigna” neri e rossi. Al di sopra della testa del Bambino, sotto il colore rosso intenso della ridipintura cinquecentesca, riaffiora una stesura a terra verde screziata con disegni neri ed è la stessa tinta che si vede anche in alto, sopra l’aureola della Madonna, uniche tracce di un possibile fondale tipicamente quattrocentesco, dipinto a finzione dello schienale di un trono.
La testa della Madonna, compresa la scollatura dell’abito, risale invece a una sovrapposizione successiva, ma non troppo distante nel tempo, resasi forse necessaria per un distacco del vecchio intonaco o, come sembrerebbe più probabile, per una mutazione di gusto nei confronti di un’immagine presumibilmente molto venerata.
A questo secondo periodo risale anche la doratura a foglia, ormai molto abrasa, nelle aureole, su cui sono stati trovati anche frammenti di rilievi a cera; solo in queste zone e nei contorni della figura di San Giovanni si notano solchi che testimoniano l’utilizzo di un cartone.
Stilisticamente l’affresco, nella parte più antica, è paragonabile ad analoghe soluzioni iconografiche parmensi databili al terzo quarto del XV secolo.
Il modello dell’abito e la finezza del disegno del tessuto, oltre ai motivi decorativi del manto, sono elementi che ricordano la Madonna col Bambino dipinta nella chiesa della badia di Torrechiara attribuita alla bottega del Loschi, mentre la posa del Bambino e la rigidezza delle mani trovano più assonanze con un’altra immagine dello stesso soggetto risalente al 1475, affrescata sempre nella badia benedettina e assegnata al cremonese Francesco Tacconi (Cirillo-Godi 1986, II, p. 266). Indubbiamente questi caratteri sono in contrasto con la dolcezza e la morbidezza dello sfumato del volto modificato della Madonna di cui non si può cogliere in pieno l’idea originale, anzi è così forte l’espressività del viso rinnovato, che la parte quattrocentesca passa quasi in secondo piano. La qualità pittorica di questa testa, se pur non integra, è molto alta e in area parmense non vi sono esempi che possono sostenerne il confronto se non un altro frammento di affresco conservato in Galleria (vedi scheda n. 113), ritenuto già opera lombarda nell’ambito di Ambrogio Bergognone. Il leonardismo che vi si coglie aveva suggerito anche riferimenti con artisti di discendenza vinciana e in particolare con il Luini (Ghidiglia Quintavalle 1961, pp. 711-712) e del resto nella città, terra del ducato milanese, vi dovevano essere ai primi decenni del ’500 presenze artistiche non solo locali, sebbene non vi siano che scarse e insufficienti testimonianze.