La tavola ha sofferto di un impoverimento materico che non consente oggi una completa restituzione delle sue qualità pittoriche, sostanzialmente più consone ancora al fare di Francesco che non dei figli, attivi anch’essi con il padre per i benedettini di San Giovanni nella esecuzione dell’Adorazione dei Magi per la seconda cappella a destra della chiesa abbaziale.

È soprattutto il volto della Vergine – così vicino a quello della Madonna della pala di Londra (1511), proposto in un’accezione appena più levigata di quello della tavola con la Sacra Conversazione in Galleria a puntare verso il caposcuola della fortunata bottega bolognese. Esso non si sottrae a quel rigore della forma che trattiene e sigilla i sentimenti di una devozione virtuosa, monacale, entro cui il Francia si volge dal secondo decennio del secolo sulle orme di toscanismi vissuti nel profondo nella stessa terra d’Emilia, come un naturale sviluppo delle tendenze centroitaliane peruginesche rispettate fin dall’arrivo della pala del Vannucci a Bologna, nel 1493-1495.

L’ombreggiatura lieve del volto e del collo come gli incarnati del Bambino si discostano dal fare più lezioso del San Giovannino, figura vicina ai tipi tratteggiati dal pennello di Giacomo più e più volte per dipinti dello stesso fortunato soggetto.

Scheda di Jadranka Bentini tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere dall’Antico al Cinquecento, Franco Maria Ricci, Milano, 1997.