• Titolo: Madonna col Bambino, san Giovannino e angeli
  • Autore: Pomponio Allegri
  • Data: Seconda metà del XVI secolo
  • Tecnica: Olio su tavola
  • Dimensioni: cm 102,5 x 87
  • Provenienza: Parma, ex monastero di Sant’Alessandro; a Parigi nel 1812; in Galleria dal 1815
  • Inventario: GN78
  • Genere: Pittura
  • Museo: Galleria Nazionale
  • Sezione espositiva: Deposito

Nella sua Descrizione dei quadri… rientrati da Parigi de Lama (1816) riportava la notizia del ritrovamento di questa tavola, dipinta dal figlio di Correggio, che nel 1811 si trovava sul camino nella cucina del monastero di Sant’Alessandro in Parma. Ripulito dalla sporcizia che ne impediva la visione (le monache non sapevano né cosa rappresentasse né ricordavano di averlo mai visto spostato da quel luogo) il dipinto fu riconosciuto subito dal professor Muzzi e quindi portato in Accademia da dove l’anno successivo, nel 1812, fu spedito con altre opere a Parigi dal cavalier Denon.

Commettendo un errore, il de Lama – che probabilmente aveva visto il quadro dopo il ritorno da Parigi – ne mise in dubbio e l’autenticità e l’originaria collocazione: credette, infatti, che in Francia il dipinto fosse stato talmente danneggiato da un intervento di ripulitura da perdere “…tutta la venustà che il pennello del Padre le aveva dato con gli ultimi tocchi maestri…”. Fu successivamente il Ricci (1896) a chiarire la svista: Correggio non avrebbe mai potuto ritoccare un lavoro del figlio che era ancora troppo giovane quando lui morì e la tavola, tornata a Parma solo alla fine del 1815 (ancora indicata nei cataloghi del museo parigino in quell’anno e non più presente in quelli successivi), era proprio quella ritrovata in Sant’Alessandro. In questo dipinto Allegri propone uno schema compositivo che si rifà un po’ stancamente alle più aggraziate e proporzionate composizioni paterne: i personaggi, caratterizzati da una gestualità rigida e trattenuta, si dispongono secondo un andamento in diagonale interrotto dalla figura di Maria, salda e immobile nella sua posizione ancora piuttosto centralizzata. La scarsa consistenza del disegno accentuato nelle pesanti anatomie dei bambini dal collo incassato, le forme dei corpi sproporzionati, le espressioni sdolcinate e leziose, prive di vita, i colori opachi e le ombreggiature fumose che definiscono il suo linguaggio, sembrano più il frutto di una “parodia dell’arte paterna” (Quintavalle 1939) che il risultato di autonoma maturazione artistica.

Nella tavola, ancora molto vicina al dipinto votivo dell’ex chiesa di Santa Maria in borgo Taschieri per quell’aspetto bamboleggiante dei volti di Gesù, di San Giovannino e dei due angeli, che in maniera poco credibile sembrano voler giocare con i frutti (forse fragole) appena raccolti, è sicuramente migliore la resa pittorica del paesaggio di fondo che, per i discreti effetti luministici e l’attenta definizione della vegetazione (purtroppo offuscata da pesanti velature), potrebbe ricondursi agli ultimi lavori dell’artista.

Scheda di Cristina Quagliotti tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Cinquecento, Franco Maria Ricci, Milano, 1998.