• Titolo: Madonna col Bambino e i santi Francesco d’Assisi e Giuseppe
  • Autore: Anonimo emiliano
  • Data: Primo quarto del XVI secolo
  • Tecnica: Tempera su tela incollata su tavola
  • Dimensioni: cm 622 x 582
  • Provenienza: Parma, collezione Dalla Rosa Prati, 1851
  • Inventario: GN883
  • Genere: Pittura
  • Museo: Galleria Nazionale
  • Sezione espositiva: Deposito

L’impianto è ancora quello della Sacra Conversazione conchiusa da un drappo sul fondo; il movimento suggerito dalla rotazione del Bambino è accresciuto dalle ampie pieghe del manto, la cui fluenza contrasta con gli incarnati torniti, levigati.

In effetti la parte più elaborata è quella con la descrizione della Madonna col Bambino, dove i volti, gli sguardi e gli effetti plastici sono complessi e contrappesati nella dinamica. Il San Giuseppe anziano fissa il santo opposto e si appoggia al bastone creando un’accurata contrapposizione diagonale delle dita. Il San Francesco in preghiera fissa la Madonna, mostrando le stigmate e il Crocifisso, a sua volta indicato consapevolmente dal Bambino. È in questo evidente cenno rivelatore che si concentra il significato del quadro, per cui si spiega anche lo sguardo rassegnato e malinconico della Madonna, in cui è adombrato il sacrificio del Cristo.

Già Ricci e l’inventario recente riconducevano il dipinto a Francesco Zaganelli da Cotignola con una certa sicurezza; Quintavalle invece lo declassa assegnandolo a un pittore inferiore o più tardo. Se ben si osserva, l’opera ha un tenore pittorico tipico di un periodo, di un’area e di una bottega, quella dei Cotignola, così influenzati nei caratteri compositivi dai modi düreriani; essi diventano nei Cotignola tratti fortemente incisi e un panneggiare indurito e un po’ spento. Certo non si ravvisano elementi di cultura lombarda, almeno quelli postleonardeschi. Il volto affabile e dolce del santo appartiene alla grande tradizione italiana, prima della sua trasformazione in volto sofferente e spettrale per rappresentare la penitenza attraverso la sofferenza. Anche la mancanza di preparazione della tela induce a concordare con Quintavalle per un pittore di mediocre capacità. Dubitativamente viene fatto provenire nell’inventario dalla collezione Dalla Rosa-Prati.

Scheda di Stefano Pronti tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Cinquecento, Franco Maria Ricci, Milano, 1998.