Prima del restauro, nella primavera del 1999, la Lucrezia romana era ancora in prima tela. È stata rifoderata, pulita dalla vernice ingiallita e, dov’erano cadute di colore, rintegrata. Questo lavoro ha confermato l’origine antica del quadro che è riferibile agli anni intorno al ’600.

Il quadro non è stato mai esposto; perciò non appare nei cataloghi pubblicati della Galleria (Pigorini 1887; Ricci 1896; Sorrentino 1931a; Quintavalle A.O. 1939). Nell’Inventario generale manoscritto, copiato nel 1938, l’opera è elencata con un’attribuzione a Giulio Cesare Procaccini. Il dipinto è una copia del quadro che si trova adesso a Napoli (Gallerie Nazionali di Capodimonte, inv. 597) di provenienza Farnese ed elencato nell’inventario di Palazzo del Giardino nel 1708 (Bertini 1987, p. 133). La versione di Napoli fu attribuita al Bedoli dal Quintavalle nel suo inventario manoscritto napoletano del 1930 (si vedano Leone de Castris – Utili 1994). Di recente Leone de Castris e Utili hanno sostenuto quest’attribuzione (1994, p. 204) mentre Di Giampaolo ha proposto il nome di Michelangelo Anselmi (1997, p. 148, n. 52). Se si confronta la Lucrezia con un’opera dell’Anselmi quale il San Pietro martire nella Galleria Nazionale di Parma (inv. 828, cfr. II volume, scheda n. 173), il cambiamento d’attribuzione da Bedoli ad Anselmi sembra pienamente giustificato.

Siccome il quadro in questione è databile al tardo ’500 o all’inizio del ’600, è certo che fu eseguito a Parma, prima che le raccolte farnesiane fossero trasferite a Napoli nel 1734.

Bibliografia
Inventario… s.d.
Restauri
1999 (Zamboni e Melloni)
Scheda di Nancy Ward Neilson, tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Seicento, Franco Maria Ricci, Milano, 1999.