• Titolo: Lucio Albino accoglie sul carro le Vestali
  • Autore: Gaetano Fryer
  • Data: 1774 (II premio)
  • Tecnica: Olio su tela
  • Dimensioni: cm 88,7 x 134,7
  • Provenienza: Parma, Accademia di Belle Arti
  • Inventario: 940
  • Genere: Pittura
  • Museo: Galleria Nazionale
  • Sezione espositiva: Deposito

Nel concorso del 1774 anche la seconda corona (messa in palio per la prima volta proprio in quell’anno) fu assegnata a un artista veronese, Gaetano Fryer (e non Tryer come è spesso citato erroneamente).

Il dipinto presentato a Parma è l’unica testimonianza dell’attività di questo artista la cui memoria è affidata alle poche note rintracciabili nelle Vite dei pittori, scultori e architetti scritte dallo Zannandreis (1891), che lo dice allievo di Giovambattista Cignaroli, circostanza peraltro confermata dai dati riportati negli Atti dell’Accademia (vol. I, p. 37).

A documentazione della sua breve attività (l’artista morì giovanissimo, a soli trent’anni) il biografo veronese era in grado di citare solo “vari quadretti a chiaroscuro” con Storie di san Filippo Neri, appesi nell’oratorio dei Filippini a Verona, e alcuni dipinti nella chiesa soppressa di San Francesco di Paola.

Confrontato con la tela del Pachera (coetaneo del Fryer e suo compagno all’Accademia cignaroliana), questo saggio, contraddistinto dal motto “Movet tantae pietatis imago”, si rivela opera più fragile e scolastica, costruita attraverso la giustapposizione meccanica di gruppi di figure che rinviano a modelli d’Accademia un po’ convenzionali. Tutta la composizione del resto denuncia i debiti dell’artista nei confronti dei modi del Cignaroli di cui sembra cogliere quelle note di dolcezza arcadica o di più robusto realismo che si insinuano talora fra le pieghe del suo aulico classicismo. A questi aspetti meno scontati del maestro possono riferirsi sia la dolcezza un po’ leziosa dei volti femminili sia le rustiche fisionomie di Lucio Albino e degli uomini collocati sulla destra a far da quinta. Altri spunti, come l’attenzione portata alle povere suppellettili o la donna di schiena con i bambini sulla sinistra, fanno pensare – come notava l’Hautecoeur – a certi quadri dei Bassano rivisitati per conferire alla scena l’atmosfera agreste evocata dall’episodio che viene riproposto in una chiave aneddotica cui fa difetto l’azione e il senso eroico della storia (sulle fonti e la fortuna iconografica del soggetto cfr. scheda precedente).

Altrettanto ingenuo appare il fondale da teatrino allestito dal Fryer che riduce a un arco posticcio e a un’improbabile piramide quei riferimenti ai luoghi antichi, teatro dell’evento, che il testo del bando aveva suggerito in maniera ben più circostanziata (cfr. scheda precedente). Pur riconoscendo all’opera meriti sufficienti per aggiudicarsi la seconda corona, gli accademici non mancarono di sottolinearne le carenze più vistose: “… ne sono in generale le figure assai tozze, e troppo uniformi le fisionomie delle Vergini, e meschina anzi che no l’invenzione”. Apprezzabile ci sembra invece la veste cromatica, tutta giocata su toni chiari, impreziositi dai riflessi di un lume notturno che si riverbera soprattutto sui bianchi e sui rosa degli abiti delle Vestali e che riscatta, ma solo in parte, i limiti evidenti dell’opera sia sul piano dell’invenzione che della composizione.

Bibliografia
Atti… 1770-1793, p. 37;
Zannandreis 1891, p. 503;
Ricci 1896, p. 8;
Hautecoeur 1910, p 155;
Allegri Tassoni 1952, p. 32;
Allegri Tassoni 1979, p. 206;
Cirillo – Godi 1979d, p. 33;
Pellegri 1988, pp. 119-120
Restauri
1950-51;
1989 (Lab. Degli Angeli)
Mostre
Parma 1979
Emilia Calbi, in Lucia Fornari Schianchi (a cura di) Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere. Il Settecento, Franco Maria Ricci, Milano 2000.