- Titolo: Louise-Elisabeth di Borbone
- Autore: Anonimo francese
- Data: metà secolo XVIII
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: 75 x 60
- Provenienza: collezioni ducali; già a Milano, Federazione Italiana Studi per l’Amministrazione; restituito dalla Soprintendenza ai Monumenti di Milano nel 1973
- Inventario: Inv. 2070
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Deposito
L’iscrizione che compare sul verso della tela identifica il personaggio in Louise di Borbone (1737/1781 o 1787) figlia del re di Francia Luigi XV e di Maria Leszczynska. La principessa è educata, insieme alle sorelle Vittoria, Sofia e Félicité all’abbazia di Fontevrault, dove viene condotta in tenera età, nel 1738, e vi rimane per più di dieci anni isolata dalla vita di Corte. Dal 1770 è suora carmelitana presso il convento di Saint Denis con il nome di Teresa di Sant’Agostino.
La presenza a Parma di un suo ritratto è certo dovuto alla duchessa Louise-Elisabeth, che aveva portato con sé numerosi dipinti raffiguranti esponenti della famiglia reale, d’altra parte i marchi a fuoco sulla cornice e i numeri d’inventario presenti sul verso della tela ne confermano la provenienza dalle collezioni ducali. Il quadro non è stato fino ad ora oggetto di studio, ma presumendo la sua provenienza dalla Corte francese, la sua esecuzione potrebbe essere ascritta a uno dei tanti pittori attivi per il Cabinet de Roi.
L’impostazione dell’opera è caratterizzata da un’atmosfera leggera e distesa; il volto infantile modellato con delicatezza e tenui trapassi cromatici, l’espressione amabile, ravvivata da uno sguardo vivace, sembrano rifarsi alla ritrattistica coeva di Nattier, senza tuttavia eguagliarne il fascino. La ricerca di naturalezza e di spontaneità si manifesta nell’espressione amabile e nei lineamenti delicati del volto paffuto, ingentilito dai capelli incipriati e dall’ornamentazione floreale, che segue la moda della metà del secolo. La semplicità dell’abito e il manto regale appena accennato conferiscono all’immagine una sensazione d’intimità, che l’allontana dalla magniloquenza della ritrattistica ufficiale. La grazia della posa appare sottolineata dal dettaglio del ramo di gigli che tiene fra le mani la giovane principessa e che, alludendo alla purezza, sembra preannunciare la via del convento, più che riprendere la simbologia araldica.