- Titolo: Leonida Gardoni
- Autore: Ignazio Affanni
- Data:
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: 70,4 x 57,5
- Provenienza: Parma, Spezieria di San Giovanni Evangelista
- Inventario: Inv. 2196
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Deposito
Ancora conservato nella storica Spezieria di San Giovanni Evangelista, il dipinto era senz’altro fra gli oggetti che arredavano l’antica aromataria benedettina al momento della sua acquisizione da parte dello Stato nel 1897 (manca tuttavia una registrazione inventariale di conferma, cfr. Cattani – Colla 2001, pp. 55-56 ). A vendere l’intero capitale mobile della farmacia, ormai da tempo secolarizzata, fu il suo ultimo proprietario, il dottor Luigi Ghisoni. Egli aveva rilevato l’esercizio diciassette anni prima dagli eredi dei Gardoni, una nota famiglia di farmacisti che con continuità aveva condotto la spezieria per più di un secolo. L’iscrizione sul verso della tela, che rende nota anche l’identità dell’effigiato, non lascia dubbi sull’originaria appartenenza del dipinto ai Gardoni. Pur trattandosi di un ritratto di famiglia, i loro eredi non ritennero evidentemente di recuperarlo al momento della cessione della Spezieria, del cui arredo l’opera venne dunque a condividere le sorti.
Il dipinto ritrae Leonida Gardoni, ultimogenito del farmacista Ferdinando, il cui busto in stucco patinato a olio ancora campeggia nella prima Sala dell’antica Spezieria. Nato nel 1829 (Archivio Capitolare, Registro dei battesimi, ad annum), Leonida era avviato a una brillante carriera ecclesiastica che una morte prematura, avvenuta a soli trentasette anni, interruppe. I titoli e le onorificenze accumulati nella sua pur breve esistenza furono comunque numerosi: dottore in Teologia, divenne canonico della Cattedrale poi segretario del Capitolo, nonché Cavaliere dei Santi Maurizio e Lazzaro e apprezzato direttore della Casa di Provvidenza (Archivio Capitolare, Ordinazioni, vol. XVI, pp. 81 e 227).
L’Affanni, suo coetaneo, lo ritrae a mezzobusto lievemente di sbieco su un fondale rossastro che appena si illumina a sinistra del viso; Leonida indossa l’abito canonicale caratterizzato dalla cappa di ermellino che ne costituiva appunto la prerogativa maggiore. Considerata la giovane età dell’effigiato non ci pare di poter datare il dipinto oltre i primi Anni cinquanta: il Gardoni ottenne la prebenda canonicale nel 1856, ma già da prima, in quanto Sagrista, era titolare di un canonicato onorario che gli conferiva il diritto di indossare la cappa (Allodi 1856, vol. I, p. 193; vol. II, p. 593). Si tratta dunque di un’opera giovanile dell’Affanni, risalente agli anni in cui il pittore riprese l’apprendistato accademico, precocemente iniziato nel 1836 (Ruolo Alunni… 1856-1858) e poi interrotto per partecipare ai moti d’indipendenza del 1848 (Mecenatismo… 1974, p. 74).
Il ritratto rimane in superficie, privo di spessore psicologico e mostra alcuni limiti formali propri di una tecnica pittorica ancora acerba: si veda l’irrisolta posizione del braccio sinistro e la compatta stesura cromatica con cui si trascrive la cappa, quasi irriconoscibile nella sua consistenza materica.