- Titolo: La figlia di Jefte
- Autore: Ignazio Affanni
- Data: 1862
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: cm 182,5 x 133
- Provenienza: Parma, Accademia di Belle Arti (saggio di pensione inviato da Firenze nel 1862)
- Inventario: Inv. 109
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Ottocento a Parma
“… un voto che valga d’encomio…” fu quello che il Corpo accademico decise di conferire al dipinto, ultimo saggio di pensione dell’Affanni consegnato nel febbraio del 1862, quando ormai si era concluso il soggiorno fiorentino del pittore (Atti… 1857-1863, vol. VII). Nel verbale della seduta si segnala che l’opera fu esposta “nella grande mostra tenutasi da ultimo a Firenze” in occasione della quale, tale fu il successo ottenuto dal dipinto che all’artista ne venne commissionata una replica. Non ci è stato possibile chiarire a quale evento espositivo si faccia riferimento: accettiamo l’indicazione di Godi (Mecenatismo… 1974, p. 74) che dice l’opera in mostra a Firenze nel 1861 (ma non certo all’Esposizione nazionale, cfr. Battelli 1932, p. 244) e che tuttavia impone di considerare la data sulla tela scritta “a posteriori”.
Comunque sia, la storia espositiva del dipinto, così precocemente iniziata ancor prima del collaudo accademico, era destinata a proseguire: nello stesso 1862 l’Accademia lo inviò all’Esposizione internazionale di Londra insieme all’Aminta dello Scaramuzza (Exposition… 1862) e l’anno dopo il dipinto fu in mostra a Parma all’Esposizione Industriale (Esposizione Industriale… 1864).
Per corrispondere al dettato statutario, che richiedeva, per il saggio di pensione, “una figura d’invenzione, grande al naturale, presa dal vero”, Affanni si ispirò a un tema biblico di forte suggestione romantica: il dolore e la fedeltà al voto di una giovane donna inconsapevolmente sacrificata a Dio dal padre (Giudici 11, 29-40). Comprimendo la dimensione narrativa del soggetto, senza tuttavia rinunciarvi del tutto – in lontananza si intravede il gruppo di fanciulle gementi del racconto biblico – l’invenzione si concentra sulla grande figura femminile, seduta in malinconica meditazione sullo sfondo di un paesaggio di calda e intensa colorazione “orientale”. Così l’immagine si inserisce nella tradizione tipicamente accademica delle figure femminili isolate e seminude: esercizi di stile, pretestuosamente appoggiati a un tema biblico di cui sono esempi anche le raffinate interpretazioni hayeziane di Tamar di Giuda, di Rebecca e di Ruth. Ma vengono in mente, sempre di Hayez, anche quelle Malinconie e quelle Meditazioni che, con maggior intenzionalità, affidavano all’“assolo” femminile l’espressione di valori psicologici-emotivi (oltre che, in taluni casi, allegorico-patriottici) di sensibilità dichiaratamente romantica.
Insomma è indubbio che a queste date, e proprio a partire da La figlia di Iefte, l’attardato purismo di derivazione scaramuzziana dell’Affani si apra a malinconie appunto, morbidezze e sospese atmosfere di gusto romantico, le quali troveranno “un raffinato sviluppo stilistico e poetico” nella Rebecca (inv. 104; cfr. scheda n. 1060) ma anche in opere coeve, di minor impegno ma piacevoli, come Il rifiuto e soprattutto La lettera (Mecenatismo… 1974, p. 75).