Il ritratto è acquisizione recente alle collezioni della Galleria: fu rintracciato sul mercato antiquario da Eugenio Riccomini che ne diede la prima lettura (1966, pp. 63-64). Non è poi mancata al quadretto l’attenzione degli studi: da Augusta Ghidiglia Quintavalle (1965, p. 234; 1971-72, p. 84) a Renato Roli (1977, pp. 94, 168) e Lucia Fornari Schianchi (s.d. [ma 1983], p. 175).

Si tratta infatti di un ritrovamento raro che getta luce su un malnoto petit-maître bolognese. La sua identità di autore del ritrattino non sarebbe probabilmente emersa senza la scritta sul retro della tela: “Isabella di Galeazzo / Nelli / che fu poi moglie di Anto. Bianconi / nacque agli 11 Aprile 1696 dipinta da Gian Girolamo Balzani di Lei zio nel…”. Apposta senza dubbio dopo qualche decennio dall’esecuzione del quadro, la scritta – che non è stato possibile verificare in questa occasione – informa sui nomi della fanciulla effigiata, nata nel 1696, e del ritrattista, che le era anche zio. La data di esecuzione, illeggibile, si ricava facilmente con l’aiuto dell’espressione “aetatis suae anno XV”, dipinta in forma abbreviata sul ritratto, e porta al 1711. Giovan Girolamo Balzani era allora un artista sui cinquant’anni, nel pieno della maturità. I suoi biografi, Luigi Crespi e Marcello Oretti, lo dicono morto a settantasette anni, nel 1735 o nel 1734: da ciò deriva la leggera oscillazione delle date di nascita e di morte dell’artista.

La sua personalità – per quanto trasmettono le fonti – è quella di un talentoso dilettante. Pittore ma anche scultore di terrecotte e musicista con “la passione del suono di varj stromenti” (Crespi 1769, p. 137). Formatosi alla scuola di Lorenzo Pasinelli, Balzani lavorò come pittore per il contado bolognese inviando pale d’altare a Bargi, a Borgo Panigale e in altre località minori. È una produzione poco nota e scarsamente apprezzata (Riccomini 1966, p. 64; Roli 1977, p. 168).

La tela di Parma è l’unica prova di Giovan Girolamo Balzani nel campo della ritrattistica, cui pure dovette dedicarsi. Ne informa Oretti (ms. B. 130, 1760-1780, cc. 37-41) che, genericamente, allude all’esistenza di ritratti in case private di Bologna e ne ricorda in particolare due: un autoritratto, allora custodito nella casa del Balzani, e un ritratto di Ercole Rigosa, di proprietà dello stesso Oretti.
Di un terzo ritratto, con l’effigie del notaio Galeazzo Nelli – il padre della fanciulla di Parma – riferisce Crespi (1769, p. 136).

Nell’attività artistica di Balzani il ritratto di Parma si isola, è un unicum che sorprende: per la qualità pittorica e per l’approccio diretto nei confronti del modello.

Intessuto di un tenue tonalismo di grigi e di rosa il ritrattino di Parma ricorda le “castigate stesure di Chardin” (Riccomini 1966, p. 63), certi pastelli francesi (Fornari Schianchi s.d. [ma 1983], p. 175), con un occhio anche alla produzione più privata di Rosalba Carriera, ritrattista di fama europea.
Lo sguardo in diretta di “disarmante naturalezza… spoglio quasi del tutto di mestiere e artificio” (Roli 1977, p. 168), intenerito dall’affetto verso la nipote, si alimenta al tramando più veritiero e dimesso della pittura bolognese, da Ludovico Carracci a certa Sirani, fino a Pasinelli e Gambarini. Approdando a un limite di sommesso naturalismo, contiguo agli esiti, più convinti e scavati, dei lombardi Ghislandi e Ceruti.

All’aprirsi del secolo l’adolescente Isabella Nelli di Balzani, scrutata con tenerezza e pudore, conquista un suo posto nella galleria dei ritratti del ’700 per il delicato equilibrio fra corpo e anima, tra registrazione attenta del dato naturale e commossa comunicazione col segreto dell’interiorità.

Bibliografia
Ghidiglia Quintavalle 1965, p. 234;
Riccomini 1966, pp. 63-64;
Ghidiglia Quintavalle – Fornari Schianchi 1971-72, p. 84;
Roli 1977, pp. 94, 168;
Fornari Schianchi s.d. [ma 1983], p. 175
Mostre
Parma 1971-72
Angela Ghirardi, in Lucia Fornari Schianchi (a cura di) Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere. Il Settecento, Franco Maria Ricci, Milano 2000.