- Titolo: Inferno
- Autore: Bartolomeo e Jacopino da Reggio
- Data: 1350-1360
- Tecnica: Affresco
- Dimensioni: 135 x 379,5
- Provenienza: Piacenza, chiesa di San Lorenzo (presbiterio, parete di sinistra); in deposito presso il Museo Civico di Piacenza
- Inventario: GN2060
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Dal Medioevo a Leonardo Ala Ovest
L’affresco, che in origine seguiva l’episodio della Penitenza, è gravemente lacunoso nella sezione superiore, della quale è ancora leggibile in parte la modanatura fitomorfa di coronamento. Inferiormente, in un’atmosfera cupa e rarefatta, è rappresentato un Inferno popolato da animali mostruosi con sembianze diverse e da demoni con ali di pipistrello e musi larghi e grifagni sormontati da lunghe corna. I corpi dei dannati, fra i quali pare di riconoscere la stessa agostiniana dell’affresco precedente, vengono straziati e sottoposti a ogni tortura. Una coppia è raffigurata in un grande calderone sotto il quale è attizzato il fuoco.
La Ghidiglia Quintavalle ipotizza che l’autore sia lo stesso maestro bolognese della fine del ’300, autore dell’affresco della Penitenza, mentre il Gibbs lo ritiene opera di un atelier di artisti modenesi influenzati dall’arte di Tomaso da Modena.
La Lottici Tessadri, che lo legge – come già osservato – in diretta relazione con gli episodi dell’allegoria della Penitenza e del Paradiso (schede nn. 25 e 27), lo ascrive in maniera convincente al catalogo delle opere di Bartolomeo e Jacopino da Reggio, in quanto i particolari stilistici rimandano alle opere dei maestri reggiani.
I demoni espressionistici e quasi caricaturali sono pressoché identici a quelli dell’affresco posto sopra la porta della sacrestia nella chiesa di San Francesco di Piacenza, a cui l’opera pare legata anche per le assonanze fisionomiche dei personaggi.