• Titolo: Incoronazione della Vergine (da Correggio)
  • Autore: Luigi Sivalli e Carlo Raimondi
  • Data: 1840 ca.
  • Tecnica: Acquarello su carta avorio, incollata su tavola
  • Dimensioni: cm 32,9 x 42,5 (immagine); cm 39,5 x 46,5 (supporto)
  • Provenienza: Parma, Accademia di Belle Arti
  • Inventario: Inv. 621
  • Genere: Pittura
  • Museo: Galleria Nazionale
  • Sezione espositiva: Deposito

Nel gennaio del 1840 Paolo Toschi presentava al ministro Vincenzo Mistrali “un’ultima proposta, relativa ai prezzi dei disegni dei freschi” chiedendo per il San Giovanni [intendendo la lunetta] e l’Incoronata la cifra totale di 1000 lire (Mavilla 1992a, p. 298, n. 1491).
L’acquarello era stato eseguito da due suoi allievi, Sivalli di Cremona e Raimondi di Reggio, di cui troviamo i nominativi in una nota trasmessa circa il 1830 dallo stesso Toschi al Ministero dell’Interno; per il Raimondi il maestro espresse il seguente commento “artista compito e valentissimo” – per il Sivalli – “discretamente avanzato nell’arte e di mediocre speranze” (Mavilla 1992a, p. 949).

La prova che diedero insieme nell’acquarello era comunque valida e passò al giudizio del Toschi, anche se non venne scelta nella sua forma ovale per la traduzione a bulino e acquaforte, anzi la stampa incisa da Girolamo Fanti e dallo stesso Paolo Toschi ci mostra un’immagine rettangolare con qualche variante, in particolare l’aggiunta di putti a destra e l’aureola che incorona la Vergine tempestata di stelline come effettivamente è stata pensata da Correggio. A margine dell’incisione sono riportati i nomi di coloro che la disegnarono: Antonio Costa e Paolo Toschi, intendendo probabilmente chi aveva preparato il disegno da trasferire in controparte sulla lastra in rame.

La lunetta affrescata da Correggio per l’abside della chiesa di San Giovanni, che già Ravenet (1781) e il Rosaspina (1809) avevano inciso, all’epoca si trovava in pessime condizioni in uno spazio scarsamente visibile, murata in fondo alla Sala Petitot della Biblioteca Palatina dove oggi si conserva la sinopia. Sinopia apparsa sull’intonaco sottostante dopo il restauro del 1937, anno in cui l’affresco trovò una collocazione più felice in Galleria (per le vicende cfr. Viola 1998, inv. 1450, pp. 13-18). Tecnicamente l’acquarello è stato eseguito a punta di pennello sfumando morbidamente i colori dalle tonalità chiare. Della sola immagine della Vergine il Dalcò trasse nello studio del Toschi un’altra acquaforte piuttosto rigida nei segni che ne delineano il volto (Mussini 1996, p. 135).

Bibliografia
Ricci 1896, pp. 282-283;
Medioli Masotti 1973, pp. 133, 154
Mariangela Giusto, in Lucia Fornari Schianchi (a cura di) Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere. Il Settecento, Franco Maria Ricci, Milano 2000.