- Titolo: In canareggio a Venezia
- Autore: Roberto Guastalla
- Data: 1890
- Tecnica: Olio su tavola
- Dimensioni: 30 x 53
- Provenienza: vinto alla Società di Incoraggiamento nel 1890
- Inventario: Inv. 1056
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Deposito
Visitare ripetutamente il vicino Oriente, continuando a studiarne il paesaggio e i momenti della vita quotidiana, è l’aspetto che contraddistinse la passione orientalista di Roberto Guastalla, condizionandone la quasi totalità della produzione artistica.
Come per molti degli orientalisti della sua epoca, e in particolare seguendo le orme di Alberto Pasini che costituì sempre un modello per Guastalla, il materiale raccolto veniva poi rielaborato nello studio, che il pittore aveva fantasiosamente arredato con la collezione di oggetti riportati dai viaggi. Il soggetto di questo dipinto è però uno scorcio di Venezia, le cui fiabesche architetture costituirono anche per Guastalla una fonte di ispirazione.
Come documentano i titoli delle opere inviate alle esposizioni, uno dei pochi soggetti alternativi al mondo mediorientale e ottomano fu proprio la città lagunare. Il pittore soggiornò anzi in laguna con una certa frequenza, a partire almeno dal 1883. La tela della Galleria Nazionale venne acquisita attraverso uno degli acquisti operati dalla Società di Incoraggiamento alla mostra tenutasi a Parma nel 1890; sorteggiata all’Istituto di Belle Arti passò poi in Pinacoteca (Carteggio… 1890). A quell’esposizione Guastalla figurava con nove opere, due delle quali di soggetto veneziano. La veduta ravvicinata, stretta in un formato orizzontale fortemente allungato, lo stesso che si ritrova ad esempio in Sottoportico del traghetto (Parma, collezione privata), ferma sulla tela un breve tratto di canale in una delle zone popolari della città. Il carattere popolare viene anzi sottolineato dalla fila di panni stesi ad asciugare al sole e dalla gondola, carica di ortaggi, che si avvicina a un modesto palazzo dal cui portone si affaccia una donna.
L’intensità della luce mette a nudo gli intonaci sgretolati e la tessitura irregolare delle murature, rendendo più profonda l’oscurità dell’atrio col portone semiaperto e del sottoportico. Una certa crudezza, nella stesura pittorica, soprattutto nella resa dell’acqua e dei riflessi, eseguiti con rapide pennellate nere, ocra e verdastre, è propria della produzione ormai matura del pittore, larvatamente influenzata dalle più moderne esperienze divisioniste.