- Titolo: Immacolata Concezione e Angeli
- Autore: Giovan Battista Piazzetta
- Data: 1744- 1745
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: cm 235 x 185,4
- Provenienza: Parma, chiesa dei Cappuccini; in Francia nel 1810; restituito ai Cappuccini nel 1816; in Galleria nel 1840
- Inventario: Inv. 230
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: La pittura veneta 1600-1700
La prima citazione dell’opera è nella Guida di Parma postuma di Clemente Ruta del 1780, che annota come l’Immacolata del Piazzetta fosse situata nella seconda cappella a sinistra, di fronte alla Maddalena del Pittoni, mentre i Santi Fedele da Sigmaringen e Giuseppe da Leonessa che calpestano l’Eresia di Giambattista Tiepolo era nella quarta e ultima cappella (inv. 1081 e 216; cfr. schede nn. 675, 679).
Per la decorazione della chiesa erano stati scelti dunque tre grandi artisti veneziani, al posto di pittori locali, forse per volontà del giovanissimo duca Carlo, che voleva così onorare la chiesa dei Cappuccini, mausoleo funerario ducale (Knox 1985). L’immagine dell’Immacolata Concezione comunque ben si adattava a una chiesa dell’Ordine dei cappuccini, convinti sostenitori, come tutti i francescani, del culto dell’Immacolata Concezione, divenuto obbligatorio dal 1708 (Mariuz 1982).
Fra le immagini della celebre Raccolta di cinquantacinque storie sacre pubblicata nel 1739 dall’incisore veneziano Pietro Monaco, sono inclusi due dipinti della collezione di Giovanni Boschi, chiaramente i bozzetti per la Maddalena di Pittoni e l’Immacolata di Piazzetta. Quindi i lavori preparatori per le due opere dovrebbero risalire almeno alla metà degli Anni trenta. Per quanto riguarda poi la pala del Piazzetta, questi, in una sua lettera al parroco di Meduna, non datata ma verosimilmente del 1744 (Pallucchini 1947), comunque posteriore a un’altra del 1741, descrive l’opera come ancora non finita, benché commissionatagli prima del dipinto per la parrocchiale di Meduna. Deve essere stata comunque completata nel corso del 1744 o al massimo entro l’anno successivo.
Una calda luce, che i contemporanei definivano “lume solivo”, e che Piazzetta elabora nelle sue opere più felici intorno agli Anni quaranta, proiettata dalla grande nube, avvolge l’immagine della Vergine coi palmi delle mani aperte verso i fedeli, nell’atteggiamento di preghiera di tradizione veneto-bizantina, che ritroviamo nel mosaico della cupola della Pentecoste nella basilica Marciana a Venezia o in quella del catino absidale dei Santi Maria e Donato a Murano (Mariuz 1982). I due giovani angeli sono ripresi testualmente dall’Assunzione, oggi al Louvre, eseguita fra il 1730 e il 1735 per Clemente Augusto, duca di Baviera e arcivescovo elettore di Colonia. Esposta in piazza San Marco, prima di essere inviata in Germania, conquistò all’artista fama internazionale.
L’opera è modulata con una tavolozza di pochi toni, dove risaltano l’inserto del cielo a sinistra, il manto turchino dell’angelo adolescente a destra, la mela rossa nelle fauci del serpente schiacciato dalla Vergine, al centro.
La straordinaria coerenza cromatica, la traduzione attualissima di un motivo iconografico antico testimoniano ancora una volta la grandezza dell’artista, autore di soggetti religiosi e profani, disegnatore straordinario di teste di carattere, illlustratore di libri, primo direttore dell’Accademia veneziana, fondata nel 1750, dove insegnò sino alla morte.
Insieme a Tiepolo costituisce una delle personalità dominanti nell’Europa settecentesca.