• Titolo: Il vescovo Adeodato Turchi
  • Autore: Francisco Vieira
  • Data: 1799
  • Tecnica: Olio su tela
  • Dimensioni: cm 43 x 35,4
  • Provenienza: Parma, Accademia di Belle Accademia di Belle Arti, vendita Bò, 1836
  • Inventario: GN. 340
  • Genere: Pittura
  • Museo: Galleria Nazionale
  • Sezione espositiva: Deposito

Il dipinto venne venduto da un non meglio identificabile signor Bò all’Accademia di Belle Arti, secondo quanto riportato nella solenne adunanza del 10 febbraio 1836: “Due Ritratti a olio furono presentati a quest’Accademia… l’altro del vescovo Turchi dipinto dal portoghese Vieira di ragione del Droghiere Bò di cui… si domandarono cento lire.

E il Corpo Accademico, stimando che alle nostre Gallerie sieno per essere di utile e onorabile ornamento que’ due lavori di Artisti degnamente celebratissimi, e giovi avere fra tanti monumenti patrii ancora l’immagine di due Personaggi, i quali faranno alta comparsa fra quanti risplenderono nell’istoria di questi Ducati… “ (Atti…, vol. III, 1825-1836, p. 267).

Con successiva lettera presidenziale del 6 febbraio del 1837, l’acquisto venne quindi ratificato. Come ormai sottolineato da tutta la critica l’attività di ritrattista di Francisco Vieira fu particolarmente apprezzata durante la sua permanenza in Parma dal 1793 al 1796 e numerosi furono i committenti di prestigio che si rivolsero al portoghese, che seppur giovane, aveva già ricevuto incarichi e onorificenze tali da considerarlo uno dei più promettenti talenti in campo artistico (non era però di questo avviso ad esempio il De Azara quando, in occasione della commissione al Vieira dei disegni per le incisioni rosaspiniane del volume bodoniano sugli affreschi del Correggio ebbe a scrivere allo stesso Bodoni: “impossibile, amico mio, che un Pittore, e molto meno un Pittore Portoghese, possa fare venti quadri in una mattina, e molto più aumenta la difficoltà il copiare un Correggio, né potere conservare il suo carattere”, lettera del 9 gennaio 1796, (citata in Ciavarella 1979, vol. II, p. 121).

Fra gli incarichi di maggior rilevanza fu sicuramente il dipinto in esame, il ritratto a mezzo busto di Adeodato Turchi, vescovo di Parma dal 1788. Il Turchi, frate cappuccino e predicatore ordinario alla Corte di Parma, fu insignito della carica episcopale da papa Pio VI, su designazione del duca di Parma Ferdinando di Borbone e resse la diocesi parmense per circa quindici anni con zelo evangelico e libertà di pensiero tali da essere anche tacciato di giansenismo.

Il presule, raffigurato di tre quarti, leggermente ruotato verso destra, conserva nello sguardo intenso e volitivo, nel taglio della bocca con le labbra appena socchiuse, nelle sopracciglia nerastre aggrottate e segnate dalle rughe, tutto quell’energico fervore, che lo spinse nella conduzione del suo mandato episcopale, e per il quale ha meritato di essere ricordato nei secoli. Particolarmente interessante risulta anche l’abilità pittorica del Vieira nel delineare i capelli e la barba che sfumano morbidamente in trapassi chiaroscurali di estrema dolcezza, tratto distintivo del suo operare, che il pittore apprese in Parma, dai prolungati studi sui capolavori correggeschi. Il quadro inoltre, come ben evidenziato da padre Stanislao da Campagnola nel saggio sull’iconografia del vescovo parmense compreso nel suo libro dedicato alla figura del Turchi, edito nel 1961, è forse da considerarsi ispirato da due precedenti ritratti del Turchi eseguiti da Gaetano Callani, nel palazzo episcopale di Parma e da Biagio Martini, di proprietà dei Cappuccini di Reggio Emilia. Il dipinto ha poi a sua volta costituito un prototipo, che riscosse grande successo, dato che venne più volte replicato per via incisoria, in primis da parte di Raffaello Morghen e Luigi Pizzi. Ne esistono inoltre derivazioni dipinte, fra le quali è sicuramente da menzionare il famoso olio di Biagio Martini al Museo Glauco Lombardi di Parma, databile fra il 1800 e il 1801, e una mezza figura, di anonimo, conservata nella Biblioteca dei Cappuccini di Parma.

Non sappiamo in quale anno della sua permanenza in Parma, Vieira eseguì questo ritratto, ma un interessante stralcio di una lettera indirizzata da Giovambattista Bodoni a Francesco Rosaspina il 30 ottobre 1795, poco prima che il portoghese prendesse la strada per Roma, può forse rivelarsi illuminante sotto quest’aspetto; lo stampatore infatti afferma che: “Ho fatta la vostra commissione coll’amico comune Sig.r Vieira; ma egli ha avuta lettera da voi intorno al quadro che è stato maliziosamente deturpato e rovinato. So che egli volea oggi andare dal Vescovo per comunicargliela; ma non so se abbia poi eseguito un tal pensiere, che potrà effettuare domani o domenica… “ (cfr. Autobiografia di G.B. Bodoni 1958, p. 122). Difficile comprendere con esatttezza di quale dipinto parli il Bodoni, ma quell’accenno al vescovo parmense, indurrebbe a pensare che si tratti del quadro in esame. (A.L.)

Bibliografia
Cerati 1832, vol. I, p. XXIII;
Pezzana 1833, vol. VI, p. 283;
Martini 1872, pp. 76-77;
Inventario… 1874, n. 340;
Martini 1875, p. 28;
Pigorini 1887, p. 9; Inventario… 1892, n. 375;
Ricci 1896, pp. 249-250;
Da Mareto 1951, p. 5;
Da Campagnola 1961, pp. 469-473;
Pellegri 1984, p. 70;
Lasagni 1999, vol. IV, p. 634