- Titolo: Il Po a Casalmaggiore
- Autore: Enrico Sartori
- Data: 1872
- Tecnica: Olio su cartone
- Dimensioni: 27,3 x 51,3
- Provenienza: Parma, Accademia di Belle Arti, vinto alla Società di Incoraggiamento nel 1872
- Inventario: Inv. 647
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Deposito
Un quadro a olio su cartone dal titolo Le rovine di Casalmaggiore fatte dalla piena del Po nel 1872 è registrato al n. 647 sia dall’Inventario del 1938 sia dall’Inventario generale della Galleria come opera vinta all’Incoraggiamento nel 1872. La notizia trova puntuale conferma in alcune carte emerse dall’Archivio della Società di Incoraggiamento: la Nota dei quadri presentati per l’Esposizione del 1872 a cui il Sartori aveva aderito inviando quattro opere (Colline di Salsomaggiore, Manovra dei Lancieri Nizza nella piazza d’Armi di Parma [inv. 648; cfr. scheda successiva], Dintorni di Parma e Il Po a Casalmaggiore noto anche come Ruine di Casalmaggiore), e la minuta di una lettera indirizzata il 23 dicembre 1872 dal direttore dell’Accademia al Ministero della Pubblica Istruzione (Carteggio… 1871-1873, f. 1872), dalla quale si apprende che lo Scaramuzza, “adempiendo l’incarico di cui venne onorato” ha fatto acquisto di sette quadri “che ha creduto poter scegliere”, nell’interesse del Ministero, “in ragione dei premi estratti, per l’ammontare complessivo di lire mille”
l’Interno del Teatro Farnese, qual era prima che ne venisse innovato il tetto di Giovanni Contini, Un pittore in erba di Sidonio Centenari, Le rovine di Casalmaggiore e la Manovra dei Lancieri Nizza di Enrico Sartori, una Testa dal vero e un Chiaroscuro imitante un bassorilievo di Odoardo Bertucci e gli Ultimi giorni d’estate di Pier Giuseppe Ferrarini. In chiusura, il direttore si dichiara in attesa degli “ordini opportuni per la destinazione che piaccia al Ministero di dare alle mentovate opere”, opere che nel 1874 risultavano trovarsi ancora presso l’Accademia (Inventari… 2 [1851-1876], b. 7, fasc. II, passim).
Il quadro, che coglie con puntuale sentimento della realtà un paesaggio malinconico e squallido di rovine e di fango, brulicante di figurine anonime affaccendate intorno alla frantumazione dei detriti, lascia emergere la suggestione non solo tematica di Giovanni Fattori, che certamente il pittore aveva avuto modo di conoscere in occasione dell’Esposizione Nazionale tenutasi a Parma nel 1870, dove il livornese aveva presentato alcuni quadri di grande richiamo, ispirati alle guerre risorgimentali, da cui anche il Sartori doveva essere rimasto intrigato e ammaliato. È proprio a partire dagli Anni settanta, infatti, che il pittore sembra divenire assiduo interprete del genere militare (tanto da essere definito “una specie di Fattori in sedicesimo”, cfr. Copertini 1936, p. 68), sia pure sostenuto con i consueti strumenti lessicali, che conciliano l’onesta ripresa dal vero con la grazia un po’ minuta dell’aneddoto, reso con una tecnica rapida e spontanea che alterna parti minutamente descritte ad altre rapidamente abbozzate. Ne risulta una pittura accattivante, di facile presa sul pubblico, premiata dal successo presso il mercato, e non solo locale: nel 1880 all’Esposizione Nazionale di Torino dei lavori offerti dagli artisti parmensi verranno accettati solo Sanctus di Giuseppe Ferrarini, Martiri cristiani di Cecrope Barilli e Passeggiata di uno squadrone di Cavalleria Monferrato presso Parma del Sartori; e ancora nel 1888, all’Esposizione di Belle Arti di Vienna, Sartori sarà l’unico fra gli artisti parmensi a essere chiamato a esporre fra gli italiani aureolati dalla fama dei maggiori successi.