- Titolo: Il greco Sinone condotto innanzi a Priamo
- Autore: Jacques Berger
- Data: 1782 (II premio)
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: cm 100 x 150
- Provenienza: Parma, Accademia di Belle Arti
- Inventario: Inv. 17
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: L'Accademia
Studente all’Accademia di Belle Arti di Torino, dove già si era distinto vincendo premi per il Disegno nel 1779, 1780, 1781, Jacques Berger si aggiudicò con quest’opera la seconda corona del premio di Pittura nel 1782.
Il suo maestro era Laurent Pécheux (1729-1821), autore di numerosi ritratti per la Corte parmense e in stretti rapporti con le istituzioni locali in quanto membro onorario dell’Accademia. È quindi probabile che sia stato il maestro a spingere il giovane e promettente allievo a partecipare a un concorso di tale prestigio. La tela costituisce l’unico dipinto di storia eseguito dall’artista in età giovanile giunto fino a noi. Gli unici altri esempi della sua prima produzione sono costituiti da due ritratti a pastello raffiguranti il maestro Pécheux e la sua famiglia, datati al 1783 (Cultura figurativa… 1980, I, pp. 22-23; III, p. 1400).
Sia nell’organizzazione della scena sia nella tavolozza di azzurri, rosa e verdi Berger mostra il frutto dell’alunnato presso il neoclassico Pécheux. La costruzione del dipinto, attenta a quanto raccomandato nel bando di concorso, rivela alcune analogie con l’opera vincitrice di Goddyn (la città e il cavallo sullo sfondo, la narrazione risolta in primo piano e scandita nei due gruppi di Priamo con i suoi armigeri e di Sinone trascinato dai pastori), ma se ne differenzia per una narrazione più sintetica, giocata su un minor numero di personaggi. Vi sono sì altre figure in secondo piano e sullo sfondo, ma appaiono come mere comparse, sostanzialmente statiche e inespressive se paragonate all’ottima concertazione di folla realizzata dal pittore fiammingo.
Il gigantesco albero alle spalle di Priamo contribuisce a isolare il primo piano dal resto della composizione. Ai giudici del concorso piacque “l’atteggiamento di Sinone… la massa delle figure… naturale e ben intesa nei piani” ma parve “non troppo felice… Priamo, ed assai meno le due figure dei Soldati, che stanno vicini al Re” (Pellegri 1988, p. 188). In effetti il Priamo di Berger risulta inferiore a quello di Goddyn per dignità, imponenza, maestà: seduto su una roccia, mantiene nell’ombra un volto triste e pensieroso più adatto a un saggio vegliardo che a un potente sovrano. Sinone avanza verso di lui con lo stesso gesto enfatico descritto da Goddyn, ma l’insieme risulta meno vigoroso, meno scultoreo, “meno volitivo” (Cirillo – Godi 1979d, p. 34). Le tinte sono poco sfumate, prive di giochi chiaroscurali per la luce omogenea e diffusa che colpisce la scena.
Questo modo di stendere il colore, compatto, a tratti metallico, andrà accentuandosi nell’artista dopo il soggiorno romano e i contatti con Domenico Corvi e l’Accademia di Francia. La sua vicenda matura si svolse a Napoli, dove fu pittore di storia all’Accademia dal 1806 al 1822. Qui dipinse opere come la Nascita della Vergine per la chiesa di Notre-Dame a Chambéry (1811), o la decorazione della Sala di Astrea nella Reggia di Caserta (1815), in cui portò avanti quegli “effetti quasi prepuristi” già notati da Cirillo e Godi nel dipinto parmense (Thieme – Becker 1996, vol. 9, p. 352). (M.C.)