• Titolo: Il conte Jacopo Sanvitale
  • Autore: Gaetano Signorini
  • Data: 1856 ca.
  • Tecnica: Olio su tela
  • Dimensioni: cm 50 x 41
  • Provenienza: Parma, Accademia di Belle Arti, donato dall’autore nel 1867
  • Inventario: 97
  • Genere: Pittura
  • Museo: Galleria Nazionale
  • Sezione espositiva: Deposito

Nel novembre del 1867, a un mese dalla morte del conte Jacopo Sanvitale, Gaetano Signorini offrì in dono al direttore dell’Accademia, Francesco Scaramuzza, questo suo ritratto dell’illustre personaggio, che fu accolto con molta gratitudine per la memoria che si aveva del Sanvitale, già segretario perpetuo dell’Accademia e perché “rappresenta al vivo le sembianze, ma reca eziandio il poetico ritratto da lui dettato, e scritto di propria mano”, (Carteggio… 1867, Archivio dell’Accademia).

Il conte Sanvitale doveva aver posato per il Signorini – apprezzato ritrattista e insegnante di Disegno e Figura della locale Accademia – nel 1856, data che ricaviamo dall’età del personaggio vergata fra le pieghe del tendaggio in alto a sinistra, anno in cui al poeta, agronomo e rivoluzionario, venne concesso il ritorno a Parma, dati i mutamenti politici, dopo i lunghi anni di esilio.

Di questo medesimo ritratto, così veritiero e penetrante, esiste un’altra versione dello stesso autore, con leggere varianti nei capelli, custodito nel Museo della Rocca Sanvitale di Fontanellato e potremmo considerare del Signorini anche il disegno a matita, quasi una caricatura, della stessa raccolta, raffigurante un doppio ritratto del conte Jacopo visto di profilo, colto con gli identici occhialini e con un rotondo cappello calcato sulla lunga e bianca capigliatura (scheda catalogo presso Soprintendenza BAS di Parma e Piacenza).

Il Signorini aveva replicato il ritratto per sé, con il consenso del committente e l’avallo del ritratto poetico redatto nel verso dettatogli dal Sanvitale, presumibilmente con l’intento di esporre l’opera, ben riuscita, alla mostra parmense della Società di Incoraggiamento del 1857, cui egli partecipò con ben quattordici ritratti (Mecenatismo… 1974, p. 36).

Il conte Jacopo Sanvitale (1785-1867), del ramo cadetto dei signori di Fontanellato, pronipote dal lato materno di Angelo Mazza, ebbe come moglie Giuseppa Fulcheri, pittrice dilettante (cfr. scheda n. 963) e non fu solo poeta e professore di alta eloquenza e letteratura italiana all’Università di Parma, nonché dal 1816 al 1822 segretario perpetuo della rinnovata Accademia di Belle Arti, ma, spirito libero, già nel 1812 subì l’arresto e la prigionia a Fenestrelle per aver dimostrato idee rivoluzionarie contro il governo francese; da lì evase travestito da donna e, rifugiandosi a Milano, ebbe modo di conoscere Ugo Foscolo. Nel 1822 fu accusato di appartenere alla Carboneria e venne rinchiuso per molti mesi nel Castello di Compiano. Ritiratosi poi a Fontanellato, continuò in silenzio a cospirare e nel 1831 fu membro attivo del governo Provvisorio. Per evitare l’arresto, fuggì in esilio insieme alla moglie e alla prole e si stabilirono in Francia, a Montauban. Solo nel 1856 ritornerà a Parma, vedovo, dopo aver peregrinato fra Torino e Genova. Nel 1859 trovò ospitalità presso i parenti a Fontanellato e fu tra i sostenitori dell’adesione degli Stati parmensi al governo dei Savoia, tanto che venne delegato insieme a Giuseppe Verdi a rappresentare Parma all’Assemblea costituente a Torino e nel 1861 fu eletto deputato al primo parlamento italiano (per una dettagliata cronaca delle vicende cfr. Pigorini 1867; Credali 1951).

Le sue sembianze, note anche attraverso alcuni dagherrotipi (Rosati 1990, pp. 26, 57; Marchi 1991, p. 204), completano l’immagine che i dati storici nel 1822 ci hanno lasciato di lui “uomo… [di]… statura piccola, corporatura un po’ grassa, carnagione bianca, capelli neri, fronte alta,… occhi neri, naso lungo, bocca grande, mento ovale,… ho sempre dovuto fare uso degli occhialini di cristallo…” (Credali 1951, pp. 178, 180). Il Signorini, secondo uno spirito romantico, sembra instaurare con l’effigiato un intenso rapporto di complicità non solo nella resa precisa dell’aspetto fisico, soprattutto cerca di assorbirne lo spirito poetico e naturale dello sguardo fiero e vivace. Il pittore si era formato alla Scuola parmense degli ultimi maestri neoclassici, Callegari, Borghesi, Tebaldi e dopo giovanili committenze ducali di soggetti religiosi e storici si dedicò più assiduamente alla ritrattistica e al paesaggio. Nelle collezioni pubbliche si possono ricordare i ritratti al Museo Glauco Lombardi del conte di Chambord e quello del conte di Bombelles e alla Pinacoteca Stuard di Luigi Gasparotti, ma certamente tante opere, presumibilmente ritratti non resi noti, sono presso collezioni private (Lasagni 1999, ad vocem, pp. 414-415).

Bibliografia
Inventario… 1870, n. 102;
Ricci 1896, p. 263;
Quintavalle A.O. 1939, pp. 242-243;
Copertini 1958, p. 176;
Mecenatismo… 1974, p. 37;
Pinto 1982a, p. 72;
Pinto 1982b, p. 986
Restauri
1893 (S. Centenari)
Mostre
Roma 1982
Mariangela Giusto, in Lucia Fornari Schianchi (a cura di) Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere. Il Settecento, Franco Maria Ricci, Milano 2000.