Proviene, come i suoi compagni, dalla collezione Sanvitale dove già portava la corretta assegnazione allo Spada, che non è mai stata posta in dubbio.

Secondo Moir, che ne sottolinea alcuni aspetti caratterizzanti, come gli “occhi grandi”, i “visi vacui” e la scarsa drammaticità dell’azione, la composizione deriva da un quadro del Caravaggio dello stesso soggetto un tempo all’Escorial, Casita del Principe e oggi nel Palazzo Reale di Madrid, scoperta dal Longhi nel 1927 (1943, pp. 8, 19) e da lui assegnata al secondo soggiorno napoletano del Merisi.
Ma non si può negare la differenza fra la assoluta e concentrata malinconia di quel dipinto e il tono più divulgativo ed epidermico del quadro parmense.

Non conosciamo altre opere dello Spada sullo stesso tema, anche se le fonti registrano un San Giovanni Battista decollato in casa Malvezzi (Lanzi 1795, p. 136) e una Erodiade con la testa del Battista (ma non sarà stata una Salomè?) nella raccolta del cardinale Alessandro d’Este a Roma (Campori 1870, p. 69). Un soggetto analogo è però trattato dall’artista nel Carnefice che porge la testa del Battista, del Museo Borgogna a Vercelli, dove il boia viene singolarmente assunto a personaggio principale della vicenda (Frisoni 1994, fig. 346).

In entrambe le opere Lionello sembra indugiare su particolari macabri – come gli occhi arrovesciati della testa decollata del Battista – che qui contrastano col bel volto appassionato della Salomè e col gesto quasi amoroso col quale la giovinetta porge il bacile, mentre l’ancella in secondo piano si ritrae disgustata. Le soluzioni stilistiche sono analoghe ai dipinti precedenti e vanno dall’impaginazione su diagonali, secondo un orientamento caro anche al Tiarini (del quale il nostro fu rivale ma anche, contraggenio, ammiratore), i panneggi fluenti e allungati, la scelta cromatica che spazia dal marrone aranciato al blu petrolio e non tralascia l’appunto prezioso delle filettature d’oro nel velo della principessa.

Bibliografia
Catalogo… 1835, inv. 15;
Martini 1872, p. 58;
Martini 1875, p. 13;
Pigorini 1887, p. 13;
Ricci 1896, p. 77;
Sorrentino 1931a, p. 31;
Foratti 1937, p. 318;
Quintavalle A.O. 1939, p. 78;
Ghidiglia Quintavalle 1960, p. 28;
Moir 1967, p. 238, fig. 303;
Frisoni 1975, p. 70;
Fornari 1993, p. 37, ripr. a p. 38;
Frisoni 1994, pp. 269, 274
Restauri
1954-55
Scheda di Fiorella Frisoni, tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Seicento, Franco Maria Ricci, Milano, 1999.