- Titolo: Goldoni giovinetto legge la sua prima commedia alla governante
- Autore: Cletofonte Preti
- Data: 1873
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: 168 x 123
- Provenienza: Parma, Accademia di Belle Arti (inviato da Firenze come saggio di studio)
- Inventario: Inv. 161
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Deposito
Grazie al Premio Triennale di Pensione ottenuto nel concorso Bolognese del 1870 (Atti… 1864-1877, vol. VIII, 1 marzo 1871), il 1° maggio 1871 Cletofonte Preti si trasferisce a Firenze da dove, due anni dopo, invia all’Accademia parmense questo saggio di studio obbligatorio a soggetto libero che – secondo il regolamento del concorso – diverrà proprietà della Galleria, ma che tornerà temporaneamente a Firenze nel 1874 per essere esposto alla Promotrice Fiorentina di Belle Arti (Rota Jemmi 1980).
La scelta della città toscana, anziché della più consueta e praticata Roma, quale luogo di perfezionamento, è certamente un fatto significativo che aiuta a comprendere la successiva maturazione del linguaggio di Preti verso espressioni meno accademiche e più vicine a quell’“impressione del vero” che caratterizzava la grande stagione dei macchiaioli. Alle opere di Cabianca, Fattori, Signorini, Borrani e, soprattutto, Lega, l’artista parmense si era certamente accostato nel corso dell’Esposizione Nazionale di Belle Arti del 1870 e già in questa prima opera “fiorentina” si avverte l’intenzione di depurare il “soggetto storico” dalle ridondanze celebrative della pittura accademica per calarlo in una dimensione di più intima e credibile verità; va tuttavia evidenziato come Preti, nel raffigurare con la consueta puntigliosa minuzia l’ambiente in cui agiscono i suoi personaggi, non tiene conto dell’effettivo momento storico in cui si svolse l’episodio (al più tardi il secondo decennio del secolo XVIII), ma lo ricostruisce secondo un generico “stile” settecentesco, con le sedie di gusto neoclassico, per non dire impero, le tappezzerie un po’ troppo floreali, gli abiti confusamente eclettici.
Questo elemento e la leziosa affettazione con cui si muovono i protagonisti gravano il lavoro di un tono macchiettistico, normalmente estraneo alla produzione di Preti e comunque decisamente superato nella celebrata Culla (1874), l’ultima opera sicuramente datata del nostro autore, nella quale la realtà si fa strada mediante gli effetti della luce e della fusione atmosferica dei toni anziché attraverso la più convenzionale precisione del disegno.