- Titolo: Giuseppe venduto dai fratelli
- Autore: Giovanni Andrea De Ferrari
- Data: 1630-1650
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: cm 171 x 198
- Provenienza: Parma, collezione Giulio Scutellari, 1771; acquistato da Ernesto Rossi nel 1844
- Inventario: GN 227
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: I genovesi 1600-1700
La storia esterna e la storia critica di questa tela sono in tutto simili a quelle del suo pendant (inv. 220, vedi scheda precedente): attestata nel 1771 nella raccolta Scutellari, fu venduta nel 1844 all’Accademia di Belle Arti e fu correttamente attribuita al genovese Giovanni Andrea De Ferrari dal 1875 in avanti.
Di essa si conosce un disegno preparatorio (mm 144 x 202), reso noto da Mary Newcome (cfr. Bareggi 1989, pp. 38-39), che presenta alcune piccole varianti: in basso a destra, ad esempio, si affaccia un cane, poi sostituito da un arbusto. Come suo solito, il De Ferrari impiega sia la matita nera che la sanguigna; la quadrettatura, inoltre, dimostra che il disegno fu pensato come premessa immediata all’esecuzione su tela.
Il dipinto appartiene alla fase centrale dell’attività del De Ferrari, quando la ricerca della monumentalità delle figure e dell’equilibrio della composizione hanno la meglio sull’estrosità della pennellata e sui contrasti di tonalità . Da questo punto di vista, la zucca adattata a borraccia che uno dei fratelli di Giuseppe esibisce alla cintura assume valore emblematico: tondeggiante e monocromo, questo oggetto (che si riscontra anche in uno dei più importanti dipinti del nostro, e cioè l’Adorazione dei pastori dell’Accademia Ligustica di Genova) sembra quasi alludere alla scelta dell’autore in favore di un disegno calmo e ben definito e di un colore dolce e omogeneo.
È presumibile che il De Ferrari, allorché mise mano a questo dipinto, fosse prossimo ai quarant’anni e avesse alle spalle, quindi, circa due decenni di attività ; la più antica opera a lui riferibile con certezza è infatti la Natività della Vergine della chiesa genovese di Nostra Signora del Rimedio, siglata e datata 1616, il che, fra l’altro, induce a ritenere necessario un piccolo spostamento all’indietro della data di nascita tradizionalmente accettata.