Fra le opere ricordate dal Malvasia si annoverano almeno due Giuditte (1678, ed. 1841-1844, II, p. 76), una in casa Fabbri e l’altra in casa Lupari. Coincide forse con una di queste due quella ora ricoverata nella Pinacoteca di Bologna (Frisoni 1994, fig. 353) più vibrante e smaltata della versione entrata nella Pinacoteca di Parma dalla raccolta Sanvitale, che è quasi sicuramente successiva, verso il 1618 od oltre.

Il quadro parmense è frutto della tarda attività dello Spada, che vede il pittore riproporre alquanto stancamente i temi caravaggeschi in forme dilatate e in soluzioni statiche e talora inespressive, indugiando sulle annotazioni fisiognomiche tanto da farle risultare caricaturali (è il caso della vecchia fantesca di questo dipinto) e disperdendosi in orpelli, peraltro di pregevole fattura, quali il prezioso velo blu che gira attorno al capo di Giuditta riccamente abbigliata (come precisa peraltro la narrazione biblica), o i gioielli, le fettucce che fermano la manica rosso lacca, la camicia finemente ornata di trine. Il tutto, insieme al vacuo sguardo dell’eroina, stride con l’insistenza quasi compiaciuta sul sangue del capo mozzato di Oloferne che scende a striare i panni bianchi.

Bibliografia
Catalogo… 1835, inv. 16;
Martini 1872, p. 58;
Martini 1875, p. 13;
Pigorini 1887, p. 15;
Ricci 1896, p. 77; Foratti 1937, p. 318;
Sorrentino 1931a, p. 31;
Quintavalle A.O. 1939, p. 78;
Ghidiglia Quintavalle 1960, p. 28;
Moir 1967, p. 238, fig. 302;
Frisoni 1975, p. 70;
Frisoni 1989, p. 890;
Frisoni 1994, pp. 269, 274
Restauri
1954-55
Scheda di Fiorella Frisoni, tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Seicento, Franco Maria Ricci, Milano, 1999.