- Titolo: Giovanni Bianchini presentato da Borso I d’Este offre all’imperatore Federico III una copia delle Tabulae Astrologiae
- Autore: Anonimo
- Data: XVI secolo
- Tecnica: Olio su tavola
- Dimensioni: cm 37 x 47
- Provenienza: ignota
- Inventario: GN416
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Deposito
Come riferisce Ricci (1896), il dipinto è copia della miniatura che orna il frontespizio delle Tabulae Caelestium motuum novae di Giovanni Bianchini eseguita da Giorgio d’Alemagna fra il 1452 e il 1457 (Lollini 1998) e raffigura lo stesso Bianchini inginocchiato che offre la sua opera all’imperatore e ne riceve in dono in segno di riconoscimento il titolo nobiliare con la consegna dello stemma recante l’aquila imperiale (che nel dipinto è sostituito da un diploma di nobiltà).
Del trattato del Bianchini oltre all’esemplare ferrarese della Biblioteca Ariostea (ms. I, 147) ne sono noti altri fra i quali quello della Laurenziana di Firenze (ms. Cod. pl., 29/33) e quello della collezione Olschki. All’indomani della versione donata all’imperatore Federico III furono eseguite, quindi, più copie dell’opera, segno del grande interesse suscitato dalle Tabulae del Bianchini nell’ambiente ferrarese.
La copia tarda a olio della Galleria di Parma è segnalata da Hermann (1994) insieme a un’altra nella Pinacoteca di Ravenna. Va sottolineato che la copia a olio parmense differisce dal foglio miniato nello sfondo che, qui, è scandito da tre aperture sul paesaggio mentre nella miniatura è costituito da una parete con un’unica finestra a vetri rotondi di stile rinascimentale, e nel diploma di nobiltà che sostituisce lo stemma nobiliare dei Bianchini con l’aquila imperiale offerto da Federico III.
Nell’inventario generale manoscritto dei dipinti della Galleria di Parma (post 1896-1938), l’opera è assegnata a Dosso Dossi, mentre Ricci (1896) prudenzialmente la indica di scuola ferrarese.
Allo stato attuale della conoscenza dei materiali e dello stato conservativo del dipinto, che peraltro presenta forti ridipinture, risulta difficile verificare la cronologia e l’autore di questa copia a olio del frontespizio, considerato che non sono note le vicende dell’esemplare ferrarese precedente all’ingresso nella Biblioteca Ariostea con provenienza dalla Biblioteca ferrarese dei Bentivoglio né le vicende degli altri volumi noti.
È possibile ipotizzare che si tratti di copia tarda (XVIII secolo) di un artista che per la cromia accesa sembra possedere una formazione artistica ferrarese e una propensione romantica “purista” nei confronti della pittura di storia e trasforma in eleganze lineari e calibrate la vena cortese ancora tardogotica dell’originale.
Iscrizioni: su due cartellini sul verso, “questo quadro rappresenta l’Imperatore Federico III nell’atto che crea Cavaliere Bartolomeo Pendaglia ministro e favorito del Duca Borso d’Este, il quale serve da Padrino al Candidato. Questa Funzione seguì nell’anno 1452. Vedi Muratori Antichità Estensi, t. II, Paga 209. Avuto dall’Amministrazione Francese l’anno 1797. Era fra i Quadri di Bell’aria.”
Sono inoltre riportati vecchi numeri di inventario: 606; 1816/B