- Titolo: Gesù crocifisso
- Autore: Giocondo Viglioli
- Data: 1838
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: 207 x 140
- Provenienza: Parma, chiesa di San Ludovico, in Galleria dal 1869
- Inventario: Inv. 112
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Ottocento a Parma
Nella sua Guida Malaspina (1851) riporta che l’opera era posta sul primo altare a destra della cappella ducale di San Ludovico, dove era stata collocata in sostituzione di un quadro di Domenico Muzzi della fine del secolo precedente (Mecenatismo… 1974, p. 5). Completavano l’altare altri due dipinti, uno raffigurante la Vergine addolorata, eseguito da Bernardino Riccardi (inv. 86; cfr. scheda n. 1009), l’altro San Giovanni Evangelista dipinto da Giovanni Riccò, entrambi del 1840.
Nel 1866 per decreto di Vittorio Emanuele II il luogo di culto è chiuso, l’istituzione soppressa e gli arredi depositati, tre anni dopo, nell’allora Regia Galleria. Quando la chiesa è riaperta il Crocifisso del Viglioli, unitamente ad altri dipinti provenienti dalla cappella ducale, resta in Pinacoteca, esposto nella “grande aula”, ovvero il Salone ovale. Il fatto che la Crocifissione non sia menzionata nell’elenco delle commissioni ducali redatto dal Negri a partire dal 1835 ha portato la critica a considerare concordemente quell’anno come termine ante quem per l’esecuzione. Esiste invece un documento che consente di circoscrivere più precisamente l’allocazione del dipinto. Nel manoscritto del Copialettere (Registro… 1835-1843) è infatti citata una missiva inviata da Parma a Roma, al Viglioli, in data 8 marzo 1838 (n. 1178) nella quale viene comunicato: “È per me un gran piacere avvertirla, che Ella entra fra gli artisti cui sono affidate quest’anno le commissioni solite a distribuirsi dalla Casa Ducale. Da Lei vuolsi un quadro da mettersi nella Chiesa di S. Paolo sull’altare in faccia a quello ove si collocherà l’altro quadro che fu commesso al suo compagno Gaibazzi. Le dimensioni ne debbono essere affatto uguali. Attese la quantità de’ concorrenti non si possono oltrepassare le 700 lire di prezzo. L’argomento sarà un Crocifisso… ma però non voglio tacergli che sarebbe graditissimo se Ella rappresentasse ai piedi della Croce la Vergine. In ogni modo mandi presto lo schizzo per la dovuta approvazione”. Da Roma, dove trascorreva il pensionato, Viglioli manda tempestivamente lo schizzo per la pala (5 maggio 1838, n. 1207) che viene messa in opera in tempi stretti. Nell’elaborazione del soggetto, l’artista si affida a una composizione semplicissima, che ricalca il canone iconografico del Gesù crocifisso dipinto da Guido Reni conservato alla Galleria Estense di Modena, con la figura isolata, che campeggia raggelata da effetti luministici blandamente teatrali. Viglioli sembra optare per un’interpretazione severa e purista, alla cui essenzialità demanda la trasmissione della componente emotiva. Rispetto ai desideri espressi nella lettera di allogazione il pittore non realizza la figura della Mater dolorosa ai piedi della Croce, ma il soggetto sarà dipinto nel giro di pochi mesi nella tavola del Riccardi. Dal momento che intercorrono pochi mesi dagli incarichi affidati dalla Corte a Viglioli, Riccardi e Riccò, è ragionevole presupporre un intento organico nella commissione dei soggetti relativi ai dipinti che costituiscono, fatta salva la figura di Maddalena, un insieme unitario. A questo punto sarebbe ragionevole pensare che anche la sistemazione definitiva della cappella sia avvenuta nel momento in cui tutte le opere risultarono ultimate.