Entro un fondo d’oro, che oltre a dare “luce” alla tavola, simbolo della sua collocazione in una dimensione aspaziale e atemporale, funge da cornice della stessa – come chiaramente denota il margine inferiore – Vergine e Bambino sono raffigurati nella tipologia della Galaktotrophousa, la Vergine che allatta (Rothemund 1966).

La Vergine, in aderenza al canone bizantino che dà al colore una segnicità specifica e codificata, veste una tunica verde scuro listata in arancio e oro come il bordo della mitella che si intravede sotto al maphorion purpureo. Le rare lumeggiature brune, l’alta frangia dorata e la canonica triplice stella su fronte e spalle, iconologicamente riferibile al dogma dell’Incarnazione (Konstantinides 1960), ne confermano la saldezza iconografica.

Il manto aranciato del Bambino, dalla classica stempiatura dell’Emanuele, giovane e vecchio a un tempo, è fittamente innervato dalla crisografia che ne segna i passaggi plastici del corpo. In entrambi i personaggi le reciproche proporzioni, le bocche rosse ma non squillanti, i manti e i volti rivelano grande morbidezza ed equilibrio di stesura. Il profilo dell’occhio della Vergine e la capigliatura del Bambino mostrano probabili ritocchi posteriori. Molto simile è l’impostazione della sequenza decorativa a rotae fiorite del nimbo in due immagini di produzione rumena (Barnea-Iliescu-Nicolescu 1971; Nicolescu 1971) mentre la terminazione concava e a globuletti della sua profilatura esterna ritorna in una tavola di produzione cipriota (Papageorghiou-Mouriki 1976) oltre che in quella della Vergine Psychosostria di Trieste attribuibile forse ad Andrea Rizo (Chatzidakis 1993). L’implicito contatto con il mondo occidentale che ne consegue è ancor più evidente nella sua ricodificazione in senso corsivo in parecchie icone di analoga tipologia del Museo Nazionale di Ravenna (Angiolini Martinelli 1982).

I rapporti proporzionali tra immagini e fondale e la modulazione interna dell’immagine stessa ne confermano la datazione all’inizio del XVI secolo (Rizzi 1976), con un possibile lieve anticipo alla fine del secolo precedente.

Scheda di Patrizia Angiolini Martinelli tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere dall’Antico al Cinquecento, Franco Maria Ricci, Milano, 1997.