- Titolo: Francesco Martin y Lopez
- Autore: Francisco Vieira (?)
- Data:
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: 38 x 32
- Provenienza: lascito testamentario Lopez, 1879
- Inventario: Inv. 930
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Deposito
Il dipinto venne lasciato in testamento alla Galleria da parte di Michele Lopez, a lungo segretario dell’Accademia Parmense di Belle Arti, nel 1879. È da sempre genericamente attribuito al portoghese Francisco Vieira.
Francesco Martin y Lopez fu un architetto parmense attivo a cavallo fra ’700 e ’800; allievo di Luigi Feneulle partecipò nel 1792 al concorso per il Progetto di Architettura dell’Accademia di Belle Arti di Parma. Celebre ai suoi tempi per il monumento funebre a Ferdinando di Borbone eretto nell’abbazia di Fontevivo, della sua attività si conservano in Archivio di Stato e in Palatina alcuni interessanti disegni progettuali (su di lui vedasi comunque Lasagni 1999, vol. III, pp. 410-420, con bibliografia precedente).
Considerate le fattezze dell’effigiato, nato a Parma nel 1772, e che qui sembra avere una trentina d’anni circa, possiamo ipotizzare che il dipinto venne eseguito tra la fine del ’700 e l’inizio del secolo successivo. Quanto alla tradizionale attribuzione al Vieira, purtroppo al momento non suffragata da riscontri documentari e formulata per primo con ogni probabilità da Michele Lopez stesso, credo che essa vada in parte ridiscussa anche alla luce del recente restauro che ha ridonato al dipinto una freschezza cromatica, prima offuscata dall’ingiallimento delle vernici protettive. Se da un lato l’opera rivela tratti indiscutibilmente interessanti e stilisticamente sostenuti – si notino ad esempio l’abile e veloce pennellata che, addensandosi in vistosi grumi di pasta pittorica, delinea la candida cravatta di seta oppure la resa del velluto bluastro della giacca, o ancora i capelli leggermente scarmigliati – dall’altro denota alcune peculiarità quali la rigidezza dei tratti del viso, in particolare i lineamenti degli occhi e della bocca che difficilmente possono apparentarsi a quella grazia correggesca che promana dai ritratti oggi noti eseguiti dal Vieira durante il suo soggiorno parmense.
In attesa quindi che ulteriori confronti o ritrovamenti possano apportare nuove conoscenze sul quadro in esame, è per ora più prudente ricondurlo solo latamente nell’alveo della non vasta produzione dell’artista portoghese, considerato che un’ascrizione sicura non mi pare per ora affatto formulabile né verso Vieira, né tantomeno verso un altro dei tanti ritrattisti parmensi di fine ’700.