Il dipinto è uno dei numerosi ritratti di Erasmo da Rotterdam (1466-1536), studioso e scrittore di profonda cultura classica e sostenitore di una moderata riforma del cristianesimo contemporaneo, realizzati da Hans Holbein.

La pittura dell’artista tedesco appare ad Erasmo pienamente aderente ai suoi ideali culturali umanistici, tanto che a partire dal 1523 egli lo sceglie come suo ritrattista ufficiale. Lo stretto rapporto di amicizia e di frequentazione intellettuale che si instaura fra di loro porta indubbiamente ad una profonda e lucida analisi psicologica del personaggio.

Nel ritratto del Complesso della Pilotta Erasmo è raffigurato a mezzo busto, avvolto in un’ampia zimarra foderata di pelliccia, con il volto pensoso e il pileo dottorale, una immagine che identifica lo status symbol del magister, attraverso la quale l’umanista intendeva passare alla storia. Particolarmente suggestiva è la resa delle mani che sostengono il libro ed invitano l’osservatore a soffermarsi nella lettura del testo alla pagina 187, su cui è chiaramente riconoscibile il nome di ERASMUS (a sinistra) ROTEROD. (a destra) e nella sesta riga dall’alto compare la frase “Amor vincit omnia”, leggibile nel testo capovolto: una riflessione di Erasmo, pensatore libero e cosmopolita, sull’idea di una nuova convivenza umana, fondata sulla ragione e su una rinnovata moralità che va oltre i confini territoriali degli stati contemporanei.

Il dipinto, come si deduce dalla data 1530 che compare sullo sfondo suddivisa ai lati della testa, venne realizzato quando Erasmo si trovava a Basilea, dove incontrò il “suo” pittore ufficiale, prima di trasferirsi nella cattolica Friburgo. L’artista e l’intellettuale sembrano procedere, pur nella diversità degli strumenti espressivi utilizzati, con la stessa apertura mentale. Holbein, infatti, riceverà approvazione presso scienziati, mercanti, ambasciatori, oltre che dalla ricca borghesia, fino alla corte di Enrico VIII, che ritrarrà più volte, consensi che lo resero uno dei più acclamati ritrattisti tedeschi fra ’400 e ’500 per la sua capacità di cogliere i caratteri e la psicologia di ogni personaggio.

Ancora poco chiaro è come la tavola sia giunta da Basilea fino a Parma, l’unico dato certo è che fino nel 1834, anno della vendita alla Galleria, occupava un posto d’onore nella prestigiosa quadreria della famiglia Sanvitale.

Iscrizione: compare la data suddivisa ai lati della testa, “15” – “30”

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