- Titolo: Disperazione di Caino
- Autore: Giovanni Gaibazzi
- Data: 1839 ca.
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: 107 x140
- Provenienza: Parma, Accademia di Belle Arti
- Inventario: Inv. 99
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Deposito
Anche questo, come il precedente (inv. 110), è un saggio di studio inviato da Roma. Lo certificano al solito gli Atti dell’Accademia, che in data 16 novembre 1839 in merito annotano: “Nel quadro del Gaibazzi che figura Caino, straziato dal rimorso dell’ucciso fratello, riconobbero i Professori buon dipinto: molta ed acconcia espressione nella testa di quello sciagurato: e bella armonia nel tutto” (Atti… 1839-1846, vol. IV).
Nel cliché dell’episodio biblico riletto in chiave sentimentale, il giudizio privo di riserve risulta appropriato alla prova del Gaibazzi nella quale è superato quell’impaccio tra composizione ed espressione, ancora ben avvertibile nel precedente dipinto. Le componenti di rigore formale che riecheggiano Francesco Scaramuzza e la propensione al colore ricco e luminoso nella purezza dell’impasto, già sperimentate durante i primi anni di formazione accademica, si affinano e rafforzano nel confronto con l’arte di Vincenzo Camuccini, trovando un ideale modello di riferimento nel Classicismo seicentesco.
La desunzione della figura di Caino dall’Ippomene di Guido Reni (cfr. Atlante e Ippomene Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte), rilevata dal Godi (Mecenatismo… 1974), è palese: una sorta di copia con varianti ispirate, nel portamento del capo e nel gesto del braccio destro, a un ampio e consolidato formulario accademico, del quale Roma forniva tangibili esempi. Negli stessi anni di soggiorno nella capitale, un analogo sbilanciamento del registro stilistico verso il retaggio formale delle generazioni precedenti, dichiara la pala raffigurante Pietro e Paolo, commissionata da Maria Luigia per procura nel 1837 e destinata alla cappella ducale di San Ludovico (Parma, Palazzo Vescovile): tolta in controparte da quella omonima oggi nella Pinacoteca milanese di Brera, è mutata d’assetto e resa didatticamente parlante dalla lineare disposizione degli attributi canonici, chiavi e spada.
L’opera è in discrete condizioni di conservazione: si notano alcuni passaggi d’imprimitura, un buco stuccato in corrispondenza dell’attaccatura del braccio destro, ossidazioni della vernice e un’evidente crettatura da slittamento del colore nella parte destra della figura.