È questa la seconda tela, pendant della precedente, dedicata a Diogene di Sinope (413-323 a.C.), il vecchio cinico filosofo che predicò il ritorno alla natura, l’abolizione del superfluo e l’austerità come condotta di vita, tanto da essersi ritirato a viver dentro una botte, come raccontano Diogene Laerzio (Raccolta delle vite e delle dottrine dei filosofi) e Plutarco.

L’episodio si riferisce alla visita che Alessandro Magno fece al filosofo, perché gli chiedesse qualunque favore. Diogene si limitò alla richiesta di spostarsi perché gli oscurava il sole. Il ritmo della pittura e l’antitesi potere-povertà è emblematica e riassunta nella differenza di abbigliamento dei protagonisti. Alessandro indossa un cimiero piumato e ampi mantelli, Diogene ignudo (come il Giobbe cristiano) esibisce la sua magrezza e la sua dignità, in quel gesto di allontanamento che il braccio lungo e scarno produce sfiorando le vesti. La datazione proposta è quella fra il 1691 circa e il 1695 circa come il precedente dipinto, valutato dal Ruta (1740), 50 filippi.

Qui si nota un più ampio riflesso della pittura napoletana secentesca, con accentuazioni riberesche, anche nel modo di modulare la muscolatura e il grande libro sul quale il filosofo sta meditando. Il suo stile “teso ed impetuoso, come lo definisce Haskell (1966, p. 387) gli procurò molta ammirazione, soprattutto man mano che abbandonava il fare secentesco dei “tenebrosi” veneti per approdare a una indipendenza inedita  di stampo neocinquecentista che lo portava a riscoprire Palladio e Paolo Veronese, e ad accentuare l’esaltazione e il trionfo dei colori. In quest’opera è ancora lontano da quella innovazione, sfrutta piuttosto un formulario che non indaga la bellezza, ma la verità, per quanto spiacevole e cruda, puntando sulle tinte bituminose, con rare accensioni cromatiche. Alla base di questa osmosi fra tematica e stile sta la pratica riberesca mediata da Luca Giordano, presente a Venezia fra il 1652-53 e 1682, come asseriscono Safarik – Milantoni (1988, p. 160), i modelli di Giovanni Battista Langetti, le immagini di Rembrandt portate a Venezia dai suoi allievi.

Bibliografia
Derschau 1922, p. 51;
Quintavalle A.O. 1948, pp. 125-126;
Pallucchini 1952, p. 65;
Daniels 1976a, p. 86;
Daniels 1976b, p. 92;
Ceschi Lavagetto 1979, p. 27;
Rizzi 1989, p. 52;
Fornari Schianchi 1993, pp. 71-75
Restauri
1989 (Zamboni e Melloni)
Mostre
Parma 1948;
Parma 1972
Lucia Fornari Schianchi, in Lucia Fornari Schianchi (a cura di) Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere. Il Settecento, Franco Maria Ricci, Milano 2000.