- Titolo: Diluvio universale
- Autore: Lelio Orsi
- Data: settimo decennio del XVI secolo
- Tecnica: Affresco staccato e trasportato su tela
- Dimensioni: cm 62 x 37
- Provenienza: Parma, Palazzo del Giardino (?)
- Inventario: GN897
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Dal Rinascimento al Barocco Ala Nord Alta
La corretta pertinenza dell’opera al catalogo di Lelio Orsi fu riconosciuta fin dall’inizio del secolo scorso da Pungileoni (1821) e accolta unanimemente da tutti gli studiosi (Pigorini 1887, Malagoli 1892, Ricci 1896).
Gli storici ottocenteschi individuarono inoltre la provenienza dell’opera, insieme a un altro frammento affrescato riferito all’Orsi e conservato nella Pinacoteca parmense, dal Palazzo del Giardino a Parma (Toschi 1900).
È nei più recenti interventi sull’artista (Pirondini – Monducci 1987-88) che, sebbene sia accettata con sicurezza l’autografia dell’opera, è mosso qualche dubbio circa l’originaria collocazione dell’affresco. La provenienza dal Palazzo del Giardino non è infatti attestata da nessun documento antico, ma soltanto dalle fonti ottocentesche che, per quanto attendibili, non hanno valore probante.
A ciò si aggiunge che la decorazione del Palazzo si data dopo il 1564, anno del completamento dei lavori di ristrutturazione dell’edificio, un periodo in cui Lelio Orsi (1563-1567) è costantemente documentato a Novellara impegnato negli affreschi del Casino di Sopra e in altre commissioni per Alfonso Gonzaga; nessuna delle fonti più antiche sul Palazzo inoltre ricorda l’artista tra il gruppo di pittori attivi nella decorazione.
La presenza di figure di plastica saldezza michelangiolesca, come i nudi a sinistra della composizione, induce comunque, contro l’anticipazione al 1550-1554 proposta dalla Romani (1982), a mantenere per l’opera una cronologia tarda, nel settimo decennio del ’500, dopo il soggiorno romano dell’artista (1554-55): il viaggio a Roma ebbe infatti una grande influenza sullo stile dell’Orsi, sebbene la conoscenza di Michelangelo fosse già avvenuta attraverso disegni e stampe.
Gli atteggiamenti plastici e il risalto monumentale di alcune figure rimandano in particolare ad altre opere dell’Orsi databili nello stesso giro d’anni, come per esempio il Progetto per parete della Biblioteca di Berlino in cui ritorna, nei poderosi telamoni, lo stesso nudo accovacciato del Diluvio. Alle citazioni michelangiolesche si sovrappongono infine, sia pure affiancandosi ai ricordi da Primaticcio e da Fontainebleau, elementi di cultura tipicamente emiliana: le suggestioni di Correggio, di Giulio Romano a Mantova, di Pellegrino Tibaldi a Bologna e la scelta di un’intensa gamma cromatica che presuppone lo studio del colore di Dosso.