Il desiderio di copiare le opere di Correggio a partire dalla Camera di San Paolo, presumibilmente venne a Toschi dopo aver verificato quanto erano riusciti a fare nel 1794 Rosaspina e Vieira e nel 1803 Giuseppe Lucatelli, che per il governo francese, con l’appoggio di Bodoni, si cimentò nella difficile impresa di copiare a pastello e a olio, con varie difficoltà, la stanza (Musiari 2000, pp. 107 sgg.).

La scelta di Toschi fu quella di non dedicare attenzione solo ad alcune parti, bensì di suddividere la stanza in sedici spicchi mettendo in relazione le lunette con il relativo gruppo di putti soprastanti. A parte, decise di dedicare una sola tavola alla figura di Diana, rispettando fedelmente ad acquarello gli effetti cromatici. La versione a incisione di quest’ultimo particolare reca la firma dei soli Raimondi e Toschi (cfr. Mussini 1996, p. 114) e già nel 1845 alcune stampe furono spedite a Londra, Parigi e Torino.

Bibliografia
Martini 1873b, p. 10;
Ricci 1896, pp. 284-285;
Medioli Masotti 1973, pp. 150, 162, 165
Mariangela Giusto, in Lucia Fornari Schianchi (a cura di) Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere. Il Settecento, Franco Maria Ricci, Milano 2000.