- Titolo: Deposizione (copia da Denys Calvaert)
- Autore: Carolina Tacchinardi
- Data: 1825
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: 79 x 65
- Provenienza: Parma, Accademia di Belle Arti, dono dell’autrice per la sua nomina ad Accademico d’onore, 1826
- Inventario: Inv. 901
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Deposito
Il dipinto appartiene alla Galleria dal 1826, da quando la pittrice – come si può leggere in alcune lettere inviate al Presidente dell’Accademia, marchese Agostino Manara (Corrispondenza 1826) – lo aveva inviato da Firenze su incoraggiamento del padre e del professor Filippo Morini, pittore/restauratore e consigliere con voto del ducale istituto – che ella aveva probabilmente conosciuto l’anno precedente – per sottoporlo al giudizio della Scuola parmense, nella speranza di essere accolta fra gli Accademici.
Ella, dichiarandosi pittrice “guidata dalla sola buona volontà di studiare”, affermava di aver inviato una copia e il senato accademico nell’Adunanza privata del 21 marzo 1826 riferendosi al “quadro copiato da un dipinto del Calvaert e figurante una deposizione del redentore dalla Croce… commentando l’industria del lavoro, e pensando che ogni dimostranza di plauso riuscir possa d’impulso a un’anima intenta a guadagnar gloria, estimò di annoverarla fra i suoi Accademici d’onore”. Nomina approvata con decreto sovrano il 22 aprile del 1826.
Un gesto generoso che ci permette di comprendere quanto l’Accademia parmense, come del resto aveva già nei primi anni del governo di Maria Luigia dimostrato, apprezzasse l’attività dilettantistica e fosse particolarmente disposta a promuovere i talenti femminili. L’opera della Tacchinardi in effetti, pur mostrando la rigidezza che può avere una copia nella costruzione figurativa, è impregnata di una discreta sensibilità nella morbidezza cromatica ed espressiva.
Il ringraziamento della nomina manifestato dalla pittrice in una lettera del 1 aprile – “l’onore… mi anima a seguire con coraggio la difficile strada nella quale appena ho posto il primo passo” – ci fa presumere che abbia proseguito nella pittura, ma non conosciamo altre opere.
La ricerca ha portato invece a individuare nel padre, Nicola Tacchinardi, il famoso tenore (La nuova… 1983, p. 707), che, avendo nel suo repertorio opere di Ferdinando Paër, immaginiamo abbia avuto vari contatti con l’ambiente musicale parmense. A lui del resto Toschi dedicò un ritratto a stampa, non rintracciato, inviato nel 1827 in più copie a Vienna al commerciante Artaria (Mavilla 1992a, p. 42). Un’altra figlia, Fanny Tacchinardi Persiani, sorella di Carolina, nell’800 fu un celebre soprano e interprete di opere di Donizetti e Bellini.
Risulta sconosciuto invece il dipinto originale del Calvaert che Carolina ha copiato, non trovandolo nel repertorio reso noto dell’artista, per il quale è doveroso rimandare agli studi di Montella (1986), Ghirardi (1994), Zacchi (1988) e il recente contributo di Bianchi (2000). È possibile che appartenesse a una collezione privata fiorentina e che fosse di dimensioni alquanto ridotte, amando il Calvaert commerciare simili soggetti religiosi, come il Malvasia, sua fonte più antica, ci ha trasmesso, riservandoli per una devota committenza su piccole tavole e rametti, che ebbero ampio apprezzamento nelle maggiori raccolte d’arte.