• Titolo: Cupido bendato seduto sul globo terrestre
  • Autore: Carlo Cignani
  • Data:
  • Tecnica: Affresco staccato
  • Dimensioni: cm 136 x 102
  • Provenienza: Parma, Palazzo del Giardino
  • Inventario: GN 617
  • Genere: Pittura
  • Museo: Galleria Nazionale
  • Sezione espositiva: Deposito

Costituivano le sovrapporte della cosiddetta Sala dell’Amore nel Palazzo del Giardino, lasciata incompiuta da Agostino Carracci alla sua morte (1602) e portata a termine dall’équipe diretta da Carlo Cignani fra il 1678 e il 1681.

Il loro distacco dovette avvenire fra il 1833 e il 1834, quando, sotto la direzione di G.B. Borghesi, si attese al restauro del palazzo, che, per la sala in questione, comportò l’ampliamento delle porte: in quell’occasione le immagini originali vennero sostituite da due copie a fresco, di dimensioni maggiori (cm 127,5 x 141,5).

Essi facevano dunque parte dei “capricciosi ritrovamenti, significanti la potenza d’Amore” (Zanotti 1703, I, p. 143), con cui Cignani completò la decorazione avviata da Agostino nella volta con scene che rinviano all’interpretazione neoplatonica dell’Amore. Secondo la Anderson, che si è occupata dell’intento iconografico sotteso ai due interventi (1970), essi alludono rispettivamente alla vittoria di Amore sugli dei e sul mondo e dunque forniscono la chiave per comprendere la scelta delle immagini raffigurate da Cignani sulle pareti, tutte dedicate agli amori degli dei e dunque illustranti il concetto virgiliano dell’Omnia vincit Amor.

Pur nell’inevitabile impoverimento dovuto al distacco dalla parete originaria, i due affreschi esibiscono ancora la morbidezza di stesura, di segno neocorreggesco, che caratterizza gli affreschi della sala, dove l’intervento degli aiuti (principalmente Marcantonio Franceschini, Luigi Quaini e Felice Cignani) viene accortamente controllato dal maestro in vista della maggiore omogeneità possibile. Con una soluzione che denota una specifica attenzione da parte di Cignani per gli affreschi di Correggio nella Camera di San Paolo, le minute applicazioni d’oro, ancora in parte conservate sulle ghirlande e sui tralci che contengono i putti, servono a conferire un maggiore illusionismo e una maggiore profondità alle immagini, concepite come finti bassorilievi incassati nella parete.

Come per tutte le altre parti del ciclo possediamo ancora i dettagliati cartoni preparatori, pervenuti alla Biblioteca Reale di Hampton Court (inv. 1086a, 1088a; cfr. Buscaroli Fabbri 1991, p. 231, figg. 108f, 108g).

Bibliografia
Ricci 1896, p. 401;
Pelicelli 1930, p. 16;
Vitelli Buscaroli 1953, p. 107;
Emiliani, in Ghidiglia Quintavalle 1962, pp. 131-135, nn. 96-97, figg. 116 (il n. 617);
Ghidiglia Quintavalle 1968b, p. 84, nn. 117-118;
Anderson 1970, pp. 47-48;
Roli 1977, p. 243;
Bentini, in Bentini – Mazza 1990, p. 54, n. 23, ripr. a pp. 162, 164;
Buscaroli – Fabbri 1991, pp. 158-160, nn. 38f-38g, ripr.;
Fornari Schianchi 1991, pp. 178-179, ripr. pp. 195, 216
Restauri
1952-53;
1961-62 (R. Pasqui);
1998 (C. Barbieri)
Mostre
Parma 1962;
Parma 1968
Scheda di Daniele Benati, tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Seicento, Franco Maria Ricci, Milano, 1999.