Creduta, nelle guide ottocentesche, di Scuola ferrarese e poi un’“infiacchita derivazione da Scarsellino” (Novelli, Ghidiglia Quintavalle), poi riconosciuta come cosa toscana e data al Naldini, è in realtà una delle numerose versioni, e di qualità assai fine, di un fortunato prototipo del Poppi come riconobbe Pacini (1981).

Il modello del Cristo col volto dolcemente ombreggiato dai capelli e il perizoma che sembra dipartirsi a x dal nodo centrale, e la Maddalena con il braccio destro proteso e il sinistro avviticchiato al legno compare nella produzione del Poppi intorno al 1576 nel Crocifisso della chiesa di San Michele a San Salvi e ancora nel 1586 nella più affollata Crocifissione della chiesa della Crocetta (ora al museo del Cenacolo di San Salvi) e infine in una Crocifissione in San Francesco a Castiglion Fiorentino, ma ebbe anche numerose versioni in minor formato per privati ricordate in antico; alcune, di cui questa è senza dubbio la migliore, le illustra il Pacini (1981). La Galleria possiede anche una versione della sola Maddalena inginocchiata (inv. 1187, vedi scheda precedente).

Il quadro appare rintelato e le tele incollate su un controfondo di truciolato. In epoca imprecisata quadro e cornice furono collegati da un nastro e sigillati: rimangono i frammenti di quattro sigilli ovali illeggibili salvo per una corona comitale.

Scheda di Silvia Meloni Trkulja tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Cinquecento, Franco Maria Ricci, Milano, 1998.