- Titolo: Cristoforo Colombo fanciullo
- Autore: Giulio Monteverde
- Data: 1870 (I premio)
- Tecnica: Gesso
- Dimensioni: 146 x 55 x 64
- Provenienza: Parma, Accademia di Belle Arti, donato dall’autore, 1871; Museo di Antichità, 1928; in deposito all’Accademia di Belle Arti dal 1958
- Inventario: Inv. 1035
- Genere: Scultura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Deposito
Il gesso fu donato dall’artista, che era stato premiato per questa invenzione con la medaglia d’oro all’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Parma nel 1870, a pari merito con la Nostalgia di Cristoforo Marzaroli (cfr. scheda n. 1083).
Nella seduta accademica del 7 giugno del 1871, presenti il presidente Francesco Scaramuzza e, fra gli altri, i pittori Ignazio Affanni, Guido Carmignani e Carlo Raimondi, il professore di Scultura Agostino Ferrarini propose la nomina del Monteverde a socio onorario “per meriti sommi… e per il dono d’una copia in gesso del celebrato di lui Colombo” (Atti… 1864-1877, vol. 8, p. 295).
Il poco più che trentenne scultore colse con questa scultura la sua prima vera grande affermazione, che l’avrebbe definitivamente lanciato nell’empireo della fama: dopo gli studi all’Accademia Ligustica di Genova con Santo Varni, aveva ottenuto un pensionato artistico triennale a Roma (1865-1868) e s’era attirato l’attenzione della critica con il gruppo dei Bambini che giocano con il gatto, esposto con successo a Monaco nel 1868, un’opera che – dietro apparenti ambizioni realistiche – ammiccava in realtà abilmente ai gusti del pubblico borghese. Anche il nostro Colombo, trattando il tema caro al Romanticismo storico della ricerca dei germi del genio e della passione nell’infanzia dei grandi personaggi della storia nazionale, trovò l’unanime consenso della critica dell’epoca (ma non quello dell’intransigente Adriano Cecioni, che vi alluse in maniera palesemente negativa nel suo famoso sonetto intitolato Realismo): comunque la tensione ideale, l’accuratezza storica del costume, il virtuosismo nella lavorazione della materia ne fecero l’oggetto d’una incondizionata ammirazione da parte dei contemporanei.
Repliche in gesso sono conservate nella Galleria d’Arte Moderna di Genova-Nervi e nella Gipsoteca Monteverde di Bistagno, mentre il marmo originale si trova a Venezia in Palazzo Giovannelli. Altre versioni in marmo si conservano nel Castello d’Albertis a Genova, nei Musei di Boston, Göteborg e all’Ermitage di San Pietroburgo, quest’ultima commissionata dal granduca Konstantin Nikolaevic Romanov, che ne aveva vista una replica all’Esposizione Universale di Vienna del 1873.