• Titolo: Cristo alla colonna
  • Autore: Anonimo parmense
  • Data: Prima metà del XVII secolo
  • Tecnica: Olio su tela
  • Dimensioni: cm 241 x 130
  • Provenienza: Parma, Ordine Costantiniano; in deposito presso la Prefettura di Parma dal 1991
  • Inventario: GN 742
  • Genere: Pittura
  • Museo: Galleria Nazionale
  • Sezione espositiva: Deposito

L’Inventario manoscritto del 1892, dove il dipinto in esame è registrato al n. 263 (e l’accenno alla centina supporta l’identificazione) attesta il suo ingresso nelle Gallerie Ducali in data 16 novembre 1830 e la provenienza dall’Ordine Costantiniano, che l’aveva concesso in cambio di un Ritratto di un Farnese.

L’identificazione è confortata dall’accenno alla centina, il che invita a credere che la tela fosse inserita almeno dall’inizio dell’800 nella bella cornice che ancor oggi la ospita. Credo peraltro che questa non dovesse essere quella originale e che anche la forma centinata sia dovuta a un rimaneggiamento successivo perché il Cristo alla colonna sembrerebbe ridotto ai lati e ingrandito in basso con l’aggiunta di una striscia di tela. Dal 1991 è stato concesso in deposito alla Prefettura di Parma.

L’assegnazione al bolognese Lionello Spada proposta dal Pigorini, e motivata forse da un vago sentore caravaggesco presente nell’opera, appare alla luce delle attuali conoscenze sull’artista inaccettabile. Ma già nell’Inventario corrente della Pinacoteca (p. 173, n. 732), si sceglieva, in luogo di quel riferimento poco pertinente, la definizione: “Scuola bolognese del secolo XVII ispirato al Reni, in modo fiacco e convenzionale”. Più che al linguaggio del Reni, comunque, l’opera sembra accostabile a quello di Bartolomeo Schedoni e di Luigi Amidano, dei quali riprende, pur senza raggiungerne il livello qualitativo, certe luminescenze epidermiche. Che un’opera del genere non si giustifichi senza la conoscenza di modelli di Caravaggio, come la Flagellazione di San Domenico Maggiore a Napoli, da cui deriva il manigoldo chino a legare i piedi del Cristo, è innegabile, ma a ricondurla all’ambito parmense sono i riferimenti ad analoghe soluzioni dello Spada e soprattutto del Badalocchio.

Retaggi cinquecenteschi, fra Correggio e Mazzola Bedoli, affiorano nel volto reclino e rassegnato del Cristo e le cadenze eleganti della figura luminosa rivelano la formazione tardomanieristica dell’autore, che appartiene probabilmente alla generazione del primo seguito dei Carracci.

Bibliografia
Pigorini 1887, p. 18
Restauri
1981 (S. Baroni)
Scheda di Fiorella Frisoni, tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Seicento, Franco Maria Ricci, Milano, 1999.