• Titolo: Contadinella con cesta di frutta
  • Autore: Ortensia Poncarali Maggi
  • Data: donato all'Accademia nel 1760
  • Tecnica: Pastello su pergamena
  • Dimensioni: 49,5 x 41,5
  • Provenienza: Parma, Accademia di Belle Arti 1760
  • Inventario: Inv. 912
  • Genere: Pittura
  • Museo: Galleria Nazionale
  • Sezione espositiva: Deposito

Il dipinto fu donato dall’autrice all’Accademia di Parma nel 1760 per la sua nomina ad Accademica d’onore, come si apprende da una lettera autografa, datata Brescia 22 maggio 1760. In questa, dopo avere ringraziato per “La Patente di accettazione in codesta rinomata Reale Accademia di Pittura e scoltura”, dichiara di unire “al debito, e grato uffizio una debole mia operetta, pregando La cortesia Loro volerla così compatire, come ànno voluto onorar mè anticipatamente; annoverandomi ad una così scelta adunanza” (Carteggio 1760-1762, c. 1760-1762, n. 28).

I rapporti con l’Accademia sono documentati da due successive lettere inviate al Frugoni da Brescia rispettivamente il 6 luglio 1762 e il 30 ottobre 1767 relative l’una ai nuovi soggetti per il concorso dell’anno 1763, l’altra all’attività dei pittori dilettanti (Carteggio 1760-1762, c. 1760-1762, n. 48; Carteggio 1763-1768, c. 1767, n. 29). Pittrice per diletto, sposò nel 1762 il nobile Antonio Camillo Maggi-Via. Le frequentazioni con l’ambiente parmense furono sicuramente costanti considerando che a Parma e nella vicina Fiorenzuola (Piacenza), la famiglia era solita passare parte dell’anno, possedendo e avendo ereditato beni (Fappani 1996). Dalle Notizie istoriche… di Gian Battista Carboni (cfr. Boselli 1962, p. 6) apprendiamo che allieva di Francesco Monti, fu istruita a dipingere a pastello su pergamena dal pittore veneto Antonio Conegliani (cfr. Zani 1819-1824, VII [1821], p. 17) e successivamente indirizzata da Giambettino Cignaroli “a formar un colorito naturale, caldo e di forza”. La sua produzione dovette avere un discreto apprezzamento se, stante quanto scrive lo stesso Carboni, eseguì per la nobiltà bresciana molti ritratti, oltre che a pastello, a olio, e fu aggregata anche all’Accademia di Bologna (è del 1761 la sua nomina ad Accademica d’onore; cfr. Giumanini 1999, p. 224), dove lasciò, come a Parma, un’opera. Due suoi dipinti sono segnalati nella prestigiosa collezione bresciana dei Barbisoni ([Carboni] 1760, p. 172). Nessuno dei lavori menzionati dalle fonti, tranne quello in esame, è attualmente reperibile.

Occorrerà dunque attenersi a quest’unica opera, strettamente connessa all’istituzione Accademica e da leggersi all’interno di quella produzione legata a donazioni di singoli artisti che trovando affinità ideali coi saggi accademici, è d’ausilio per meglio comprendere lo sviluppo del gusto dell’arte parmense nella seconda metà del XVIII secolo. Si annoverano fra queste prove la Testa di fanciulla di Giambettino Cignaroli e il più tardo Ritratto della figlia della pittrice di Elisabeth Vigée-Lebrun (1792), entrambe conservate nella Galleria Nazionale di Parma (inv. 467 e 347; cfr. schede nn. 680 e 797) e donate per la medesima occasione. Il pastello della Poncarali si distingue per il marcato accento di mondana e convenzionale rappresentazione. Lavoro d’accurata esecuzione unisce al felice taglio dell’immagine la vivacità della gamma cromatica, capace di dare particolare risalto al trattamento fresco degli incarnati. Su un impianto di chiara ascendenza venezianeggiante, memore delle modulazioni luminose delle teste del Piazzetta e della “grazia quasi immateriale” (Pallucchini) di quelle di Rosalba Carriera, lascia il segno la lezione impartita dal Cignaroli nell’attenzione insistita al “buon rilievo” operata per “soave armonia” di sapienti accordi cromatici e si palesa l’omaggio al Correggio. La resa attenta dei vaporosi panneggi, il disegno perfetto dell’ovale del viso in cui i languidi occhi tagliati a mandorla, immersi nell’ombra sono illuminati dalla sottile malizia del sorriso infantile, paiono infatti citare l’Allegri filtrandone l’esempio attraverso il controllato classicismo di un’opera programmatica e di grande risonanza quale l’Angelo custode (Parma, chiesa di San Sepolcro) eseguito dal Cignaroli pochi anni prima per la chiesa parmense degli Eremitani su commisione della duchessa e della Confraternita delle Nobili dame. (C.C.)

Bibliografia
Carteggio 1760-1762, n. 28;
[Carboni] 1760, p. 172;
Inventario… 1760-1795, c. 26, n. 19;
Inventario… 1779-1787;
Inventario… 1791;
Inventario… 1805-1806;
Inventario… 1819, p. 4;
Inventario… 1874, p. 912;
Pigorini 1887, p. 56, n. 912;
Ricci 1896, p. 176, n. 912;
Thieme – Becker, vol. XXVII (1933), p. 239;
Bénézit, vol. VI, p. 755, ed. 1999, vol. XI, 124;
Boselli 1962, p. 6;
Storia di Brescia, III, 1964, p. 661;
Dizionario… vol. IX, 1975, p. 169, tav. 216;
Cirillo – Godi 1979a, p. 46;
Musiari 1984, p. 61;
Fappani 1996, p. 274
Anna Coccioli Mastroviti, in Lucia Fornari Schianchi (a cura di) Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere. Il Settecento, Franco Maria Ricci, Milano 2000.