- Titolo: Carlo V raccoglie il pennello a Tiziano
- Autore: Domenico Pellegrini
- Data: 1820 (II Premio)
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: 88,5 x 133,5
- Provenienza: Parma, Accademia di Belle Arti; in deposito a Piacenza, Museo Civico, 1921; in Galleria dal 1985
- Inventario: Inv. 555
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Deposito
Nel concorso di Pittura del 1820 fu assegnato solamente il Secondo premio, una medaglia d’oro dal valore di 25 zecchini, al dipinto recante il motto “Chi ben comincia è alla metà dell’opra e chi principia mal peggio finisce”, inviato dal “Signor Domenico Pellegrini Romano allievo del celebre Cavaliere Gaspare Landi” (Atti… 1794-1825, vol. II, pp. 195-196).
Il Pellegrini, in realtà, era nato nel 1759 a Galliera Veneta e dopo aver brevemente frequentato l’Accademia di Venezia sotto la guida del pittore Ludovico Gallina, si era trasferito a Roma nel 1784; nella capitale frequentò gli studi del Landi, della Kauffmann e divenne amico del Canova con il quale resterà a lungo in corrispondenza (Pilo 1961, p. 23; Marini 1975). Fra il 1792 e il 1803 soggiornò a Londra in stretti rapporti con l’incisore Francesco Bartolozzi, che ritrasse felicemente nel 1794, fu per breve tempo a Lisbona, poi a Parigi, Venezia e ancora a Roma ove rientrava definitivamente nel 1820. Di questi numerosi spostamenti rimane un’articolata e ricca produzione che spazia variamente dalla ritrattistica ai soggetti mitologici, storici e religiosi (Pallucchini 1996, pp. 462-463 con bibl. prec.). Il tema prescelto dal segretario dell’Accademia Jacopo Sanvitale ben rispecchiava la politica culturale del governo ducale: l’immagine di Carlo V che si reca in visita al grande maestro che lo aveva più volte ritratto e s’inchina a raccogliergli il pennello era una delle raffigurazioni tipiche del culto romantico per gli uomini illustri (Pinto 1974), ma nel contempo esaltava il mecenatismo pubblico promosso a Parma da Maria Luigia d’Austria, che all’illustre avo imperiale si richiamerà più volte per sostenere un’ideale continuità fra le dinastie dei Farnese e degli Asburgo (Bertini 1974, XII; Musiari 1986 e 1992a).
La composizione del dipinto appare ben equilibrata, con una studiata e precisa articolazione dei gesti dei due protagonisti posti al centro della scena, ravvivata da una stesura pittorica densa e pastosa, di eredità veneta, giocata sui toni brillanti del rosso, dell’azzurro e del giallo che risaltano sul fondo chiaro secondo studiati contrappunti cromatici.
I volti dei due protagonisti risultano piuttosto corretti nella definizione dei tratti fisionomici, nel bando, infatti, si raccomandava di attenersi fedelmente “ai ritratti che ce ne rimangono assai ben noti” (Atti… 1794-1825, vol. II, p. 159), ma in quello di Tiziano si nota un’eccessiva e innaturale intonazione espressiva. Secondo i giudici parmensi, il pittore otterrebbe migliori risultati quando “sappia congiugnere la purità de’ contorni al pennelleggiare veracemente franco e vaghissimo” (Atti… 1794-1825, vol. II, pp. 195-196). In una lettera del 3 febbraio 1821 il Pellegrini, in difficoltà economiche, sollecitava la riscossione del premio chiedendo al segretario che gli fosse al più presto corrisposta la somma in denaro equivalente al valore della medaglia (Carteggio… 1820-1821, lettera n. 45).