- Titolo: Carlo di Borbone, principe delle Asturie
- Autore: Scuola francese
- Data: 1765 circa
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: 98 x 75
- Provenienza: collezioni ducali; già a Milano, Federazione Italiana Studi per l’Amministrazione; restituito dalla Soprintendenza ai Monumenti di Milano nel 1973
- Inventario: Inv. 2077
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Deposito
Al momento della restituzione da parte della Soprintendenza ai Monumenti di Milano, il dipinto entra nelle collezioni museali con la corretta identificazione del personaggio effigiato: l’Infante Carlo di Borbone.
Si tratta del principe delle Asturie, figlio di Carlo III di Borbone e di Maria Amalia di Sassonia, nato a Napoli nel 1748, destinato a succedere al padre sul trono della Spagna nel 1788 con il nome di Carlo IV. Il giovane principe è ritratto sullo sfondo di un voluminoso drappo, a tre quarti di figura, presso una consolle finemente intagliata, sulla quale sono posati alcuni fogli con studi geometrici; sulla preziosa marsina in teletta d’argento, con motivi a maglie regolari che racchiudono piccoli mazzi di fiori rossi, spiccano le onorificenze che ne connotano l’alto rango: il Toson d’oro, gli Ordini di San Gennaro e del Santo Spirito.
L’Infante tiene delicatamente nella mano destra un libricino dove compare, sottile, la scritta “Luisa”, certo un riferimento al nome della sposa, Luisa Maria, figlia di Louise-Elisabeth e di Don Filippo di Borbone, sua prima cugina, con la quale si unirà in matrimonio nel 1765.
Molto probabilmente il ritratto è stato eseguito in Spagna, dove la famiglia reale si era trasferita nel 1759, in occasione del fidanzamento dei due giovani e successivamente inviato a Parma, dove per questa circostanza lavora Laurent Pécheux.
L’impaginazione del dipinto è quella consolidata del ritratto ufficiale, di Stato, che riprende la tipologia di gusto francese, con il personaggio in piedi, in posa austera e connotato da quegli elementi che ne esaltano il ruolo celebrandone la nobiltà. L’ambientazione appare austera e raffinata, tuttavia l’artista costruisce l’immagine concentrando la propria attenzione sul volto e sulla gestualità garbata del soggetto: la materia pittorica appare tutta sfumata nell’incarnato e giocata sui toni chiari, luminosi che conferiscono grande naturalezza, rivelando una notevole scioltezza pittorica. Il bel volto impassibile appare permeato da un’espressione di grande dignità, animata dallo sguardo rivolto all’osservatore e dalle labbra vagamente disposte ad accennare un sorriso. Il richiamo è evidentemente alla ritrattistica di Mengs, che proprio nell’occasione delle auguste nozze ritrae il principe delle Asturie e Luisa di Borbone nei due dipinti del Prado (inv. 2189 e 4731).
La pennellata si fa più veloce e quasi sommaria nella descrizione delle splendide vesti rese a piccoli tocchi di colore, ad accenti brillanti, in maniera quasi corsiva e con piacevole virtuosismo. Di particolare effetto la delicata definizione dei pizzi che ornano le maniche e ricadono morbidamente sulle mani.