- Titolo: Capitello con foglie d’acanto
- Autore: Anonimo
- Data: Primi due decenni del XII secolo
- Tecnica: Scultura
- Dimensioni: h 26,5, base sup. 25 x 14 (max cons.), diam. base inf. 16
- Provenienza: Ignota
- Inventario: GN1837
- Genere: Scultura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Dal Medioevo a Leonardo Ala Ovest
Una faccia del capitello è del tutto abrasa e varie lacune interessano in diversi punti la base superiore. Il vaso è ornato da due ordini di foglie: di acanto nel primo, profondamente incise, che si aprono sulle facce del capitello; fra di esse parte un torciglione che origina il secondo ordine.
La Fornari Schianchi (1989), che per prima pubblica questo pezzo, lo attribuisce a una maestranza attiva in Emilia fra l’XI e il XII secolo e ne individua le caratteristiche nella rielaborazione del corinzio classico, molto diffusa in area padana – come mostrano gli esempi della cripta e dei matronei della Cattedrale di Parma – e già ampiamente utilizzato a Saint-Philibert a Tournus.
La Rapetti (1990), sulla base della distinzione fatta dal Quintavalle (1974) – che assegna i capitelli corinzi della Cattedrale di Parma a due diverse maestranze, una attiva alla fine dell’XI secolo di matrice sostanzialmente lombarda e una immediatamente successiva più attenta al recupero del modello classico – avvicina il nostro capitello a questa seconda produzione, in particolare a quello n. 45 del matroneo destro.
Di certo la ripresa così diffusa del modello corinzio, associata quando è possibile al reimpiego di capitelli e colonne classici, è esemplificata non solo a Modena e a Verona, ma anche in numerosi altri edifici, in particolare quelli legati all’ordine cluniacense e a Cluny prima di tutto (deambulatorio di Cluny III). Si tratta dunque di una scelta consapevole, che ha un significato ben evidente: la volontà, espressa e perseguita dagli ambienti riformati, di ricollegarsi anche attraverso le immagini alla Chiesa delle origini; così, se architettonicamente vengono ripresi i modelli delle basiliche paleocristiane, decorativamente viene adottato il modello corinzio, ma con diverse rielaborazioni e interpretazioni.
Il capitello in esame, con il doppio ordine di foglie d’acanto profondamente strigilate e bene ordinate, può essere considerato un prodotto di questo ambiente culturale e quindi in effetti essere avvicinato ai capitelli corinzi eseguiti per i matronei e le paraste della Cattedrale parmense. Anche la cronologia, di conseguenza, dovrà essere fissata intorno ai primi due decenni del XII secolo.