Una faccia del capitello è del tutto abrasa e varie lacune interessano in diversi punti la base superiore. Il vaso è ornato da due ordini di foglie: di acanto nel primo, profondamente incise, che si aprono sulle facce del capitello; fra di esse parte un torciglione che origina il secondo ordine.

La Fornari Schianchi (1989), che per prima pubblica questo pezzo, lo attribuisce a una maestranza attiva in Emilia fra l’XI e il XII secolo e ne individua le caratteristiche nella rielaborazione del corinzio classico, molto diffusa in area padana – come mostrano gli esempi della cripta e dei matronei della Cattedrale di Parma – e già ampiamente utilizzato a Saint-Philibert a Tournus.

La Rapetti (1990), sulla base della distinzione fatta dal Quintavalle (1974) – che assegna i capitelli corinzi della Cattedrale di Parma a due diverse maestranze, una attiva alla fine dell’XI secolo di matrice sostanzialmente lombarda e una immediatamente successiva più attenta al recupero del modello classico – avvicina il nostro capitello a questa seconda produzione, in particolare a quello n. 45 del matroneo destro.

Di certo la ripresa così diffusa del modello corinzio, associata quando è possibile al reimpiego di capitelli e colonne classici, è esemplificata non solo a Modena e a Verona, ma anche in numerosi altri edifici, in particolare quelli legati all’ordine cluniacense e a Cluny prima di tutto (deambulatorio di Cluny III). Si tratta dunque di una scelta consapevole, che ha un significato ben evidente: la volontà, espressa e perseguita dagli ambienti riformati, di ricollegarsi anche attraverso le immagini alla Chiesa delle origini; così, se architettonicamente vengono ripresi i modelli delle basiliche paleocristiane, decorativamente viene adottato il modello corinzio, ma con diverse rielaborazioni e interpretazioni.

Il capitello in esame, con il doppio ordine di foglie d’acanto profondamente strigilate e bene ordinate, può essere considerato un prodotto di questo ambiente culturale e quindi in effetti essere avvicinato ai capitelli corinzi eseguiti per i matronei e le paraste della Cattedrale parmense. Anche la cronologia, di conseguenza, dovrà essere fissata intorno ai primi due decenni del XII secolo.

Scheda di Maria Pia Branchi tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere dall’Antico al Cinquecento, Franco Maria Ricci, Milano, 1997.