- Titolo: Capitello con draghi rampanti
- Autore: Anonimo
- Data: XII-XIII secolo
- Tecnica: Bassorilievo
- Dimensioni: h 26, base sup. 27 x 23, diam. base inf. 15
- Provenienza: Ignota; già Parma, Museo Archeologico
- Inventario: GN1831
- Genere: Scultura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Dal Medioevo a Leonardo Ala Ovest
Il capitello, che è stato scolpito per essere addossato al muro, presenta alcune corrosioni e una grande lacuna in corrispondenza della testa di uno dei due draghi. Quello integro ha testa leonina, corpo alato, la zampa alzata con zoccolo, quella appoggiata al collarino del capitello con artigli e lunga coda serpentiforme, ricoperta di squame e desinente in uccello crestato. Il drago acefalo si differenzia per la forma e la decorazione della coda, che è attorcigliata, percorsa da una fila di bottoncini e desinente in una protome zoomorfa che morde la coda stessa. Gli animali affrontati sono in posizione araldica.
È pubblicato dalla Fornari Schianchi (1989), che lo avvicina alla produzione del contado parmense, in particolare all’erratico capitello con sfinge della parrocchiale di San Pancrazio e a quello con grifone di Collecchio, e lo assegna al tardo XII secolo.
Il Calzona (1990) posticipa leggermente la cronologia tra la fine del XII secolo e l’inizio del seguente e giudica improponibili i confronti presentati dalla Fornari Schianchi, in quanto i pezzi citati di San Pancrazio e Collecchio sono databili all’inizio del XII secolo; individua invece rapporti con le opere del Maestro di Santa Margherita, in particolare con il capitello con aquila e drago nel nartece di Fornovo e con la stessa lastra di Santa Margherita.
Certamente il capitello mostra elementi arcaici che rimandano ai bestiari lombardi, e in particolare alla basilica di San Michele di Pavia, esemplificati anche nel San Savino di Piacenza, interpretati però con una diversa scrittura e secondo uno schema compositivo ormai in “stile gotico”.
Databile tra la fine del XII secolo e l’inizio del seguente, testimonia della complessa stratificazione culturale dell’area emiliana in quel periodo, quando ai modelli desunti dalle opere antelamiche si intrecciano riferimenti diversi, in questo caso in particolare derivati dalla tradizione del romanico lombardo.