• Titolo: Capitello binato con foglie d’acanto
  • Autore: Anonimo
  • Data: Primo quarto del XII secolo
  • Tecnica: Bassorilievo
  • Dimensioni: h 21, base sup. 40 x 25, base inf. 30 (diam. di ciascuna base 15,5)
  • Provenienza: Ignota; già Parma, Museo Archeologico
  • Inventario: GN1833
  • Genere: Scultura
  • Museo: Galleria Nazionale
  • Sezione espositiva: Dal Medioevo a Leonardo Ala Ovest

Questo capitello presenta un solo ordine di foglie d’acanto aderenti al vaso e strigilate, che agli angoli e nei punti di unione fra le due basi minori formano la voluta di un caulicolo. L’abaco è decorato con una cornice di foglie pentalobate e nervate realizzate in sottosquadro.

La Fornari Schianchi (1989) associa questo capitello corinzio con altri due capitelli binati della Galleria Nazionale, quello con sfingi e quello con Storie della vita della Vergine, per il comune motivo delle palmette sulla fascia superiore e per le dimensioni simili e li collega alla scultura di influenza antelamica, datandoli fra il XII e il XIII secolo.

Nella scheda non firmata del catalogo Benedetto Antelami (Quintavalle 1990) si precisa che questo tipo di capitello corinzio ha una larga diffusione nell’area parmense a partire dal XII secolo, come documentano i capitelli della Cattedrale e quello erratico di San Pancrazio, fino a età antelamica, come dimostrano i capitelli del primo giro interno del Battistero.

Si preferisce tuttavia una cronologia più vicina alle opere della Cattedrale (entro i primi tre lustri del XII secolo) accettando la seriazione con il capitello con sfingi (vedi scheda n. 7) ma non con quello con Storie della vita della Vergine (vedi scheda n. 14).

Certamente gli esempi della Cattedrale dimostrano che la ripresa del corinzio non è un fatto casuale né marginale: sia il numero dei capitelli che il modo in cui il modello corinzio è reinterpretato sono la prova da un lato della distanza dalla cultura lombarda – in cui il corinzio compare come uno dei temi della decorazione vegetale – dall’altro della consapevolezza del valore simbolico di tale modello, che riporta direttamente alle basiliche paleocristiane.

Del resto anche nelle opere antelamiche del Battistero è ben documentata la ripresa del modello corinzio, sebbene con altre tramitazioni e con diverse soluzioni rispetto agli esempi della Cattedrale.

A tale cultura appartiene certamente questo capitello, che per il modo di disporre le foglie d’acanto e per il loro generale modellato si avvicina ai capitelli corinzi dei matronei della Cattedrale parmense.

Un rapporto molto stretto si individua con il capitello binato con San Martino che dona il mantello al povero della Galleria (vedi scheda n. 5), non solo per le dimensioni e il materiale, ma soprattutto per il modo di disegnare e ordinare le foglie d’acanto sulle facce modulate della doppia base del capitello. Si potrà quindi assegnare anche questo pezzo all’ambito della stessa officina.

Scheda di Maria Pia Branchi tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere dall’Antico al Cinquecento, Franco Maria Ricci, Milano, 1997