• Titolo: Canale Naviglio nell’interno di Parma
  • Autore: Adelchi Venturini
  • Data: 1862 (I premio)
  • Tecnica: Olio su tela
  • Dimensioni: 44 x 36
  • Provenienza: Parma, Accademia di Belle Arti, premio di prima classe alla Scuola di Paesaggio nel 1862
  • Inventario: Inv. 582
  • Genere: Pittura
  • Museo: Galleria Nazionale
  • Sezione espositiva: Deposito

Il dipinto partecipa al concorso annuale del 1862 interno all’Accademia parmense di Belle Arti, ottenendo il primo premio per la categoria di Paesaggio superiore, ed entra in Pinacoteca come lascito all’Accademia, e non come premio vinto all’esposizione della Società di Incoraggiamento del 1860, secondo l’indicazione degli inventari dell’ente (Cattani 1995, p. 43).

Il concorso annuale del 1862, una veduta urbana presa dal vero e rielaborata in studio nei giorni successivi, vede la premiazione ex aequo delle opere del Venturini e di Camillo Scaramuzza; il soggetto scelto dalla commissione esaminatrice è particolarmente apprezzato dai pittori paesaggisti locali per il carattere suggestivo del luogo e per il rapporto fra il corso d’acqua e lo spazio costruito della città.
La veduta riprende una porzione del tessuto urbano di Parma presso l’attraversamento del canale Naviglio delle mura urbiche, in corrispondenza del baluardo della Trinità. Quest’ultimo, come tutto il tratto di mura che a nord-est cingeva la città, era stato ricostruito nei primi decenni del ’600 dal duca Ranuccio Farnese; questo cantiere rappresenta l’ultimo intervento eseguito dai Farnese di ammodernamento delle strutture difensive della città di Parma: un sistema rimasto sostanzialmente inalterato fino alla fine del XIX secolo, quando si procede alla sua demolizione e alla costruzione dei viali di circonvallazione. Il carteggio Venturini consente di ricostruire l’origine del dipinto e il rapporto conflittuale dell’autore con lo Scaramuzza: la veduta del primo riprende l’ultimo tratto nord del canale Naviglio dalla posizione più favorevole raggiunta di buon’ora il primo giorno del concorso, mentre il secondo riprende lo stesso luogo dal punto di vista opposto, da sotto la volta in corrispondenza del passaggio del corso d’acqua attraverso le mura, posizione ritenuta al tempo meno favorevole per la realizzazione della prova concorsuale (Musiari 1994, pp. 72-73; Cattani 1995, pp. 43-44). Del canale Naviglio, l’infrastruttura d’acqua con maggiore valenza economica per la storia di Parma dall’Alto medioevo sino al ’900, la veduta raffigura l’ultimo tratto nord interno alla città: sulla sinistra il degradato fronte secondario degli edifici prospicienti sull’attuale Borgo del Naviglio, sulla destra lo spigolo del muro di cinta del carcere ricavato nell’ex monastero di San Francesco, sul fondo il rilevato della cinta murata, con il percorso sul terrapieno della cortina, la piattaforma sopraelevata del bastione, la scala di raccordo fra i due livelli e la grata a protezione dello sbocco del canale dalla cinta murata; animano la scena le figure di lavandaie al lavoro, con un ruolo complementare rispetto al paesaggio. Il “Venturini sfruttò qui l’arduo scorcio del tema del concorso in modo da elaborare una valida costruzione prospettica dei diversi piani marcati dal greto, dalla strada che scavalca il canale e dalla retrostante cinta della città. A rendere più complessa la rappresentazione partecipano anche il chiaroscuro e il contrasto tra muri e alberi in pieno sole e il buio della volta dove scorre il canale, su cui si stagliano in controluce le figure delle lavandaie” (Musiari 1994, p. 72).

Adelchi Venturini, di famiglia patrizia della Val Ceno, è ammesso nel 1854 all’Accademia parmense di Belle Arti alla Scuola di paesaggio tenuta da Luigi Marchesi, pittore con cui l’artista intrattiene un assiduo e intenso rapporto, decisivo per la sua formazione professionale e culturale. Nonostante i lusinghieri giudizi ottenuti nel profitto scolastico (definito “studioso” e “studioso diligente” nel 1854, Giudizi… a.s. 1853-54), il Venturini interrompe la frequenza dell’Accademia nel 1863 e si ritira nel paese natale. Qui per un decennio si dedica ancora all’impegno artistico, partecipando anche alle esposizioni della Società di Incoraggiamento del 1861, ’63, ’66 e ’74, spronato in tal senso dall’amicizia con Giorgio Scherer e Giuseppe Ferrarini che “gli fornirono il necessario incitamento a quella sua indole inquieta, dubbiosa, talora rinunciataria che fu gran parte responsabile dell’abbandono in tempi precoci dell’impegno artistico” (Cattani 1995, p. 44).
La produzione artistica del pittore è limitata essenzialmente a vedute di paesaggi rurali e a scorci dell’abitato di Viazzano, suo paese natale: “opere tutte sostanzialmente conformi ad una tradizionale concezione del paesaggio quale fu propria della Scuola parmense, di cui Venturini è certamente da considerarsi uno degli esponenti più dotati” per “una salda padronanza del disegno e della prospettiva”, unita a una “personale sperimentazione cromatica e degli effetti di luce” (Cattani 1995, pp. 44-45).

Bibliografia
Ricci 1896, p. 393;
Sorrentino 1931b, p. 33;
Thieme – Becker 1940, XXIV, p. 218;
Copertini 1971, p. 135;
Bénézit 1976, vol. X, p. 438;
Dizionario… 1972-1976, vol. XI, p. 288;
Allegri Tassoni 1981, pp. 186-187;
Giusto 1991, pp. 12-13;
Musiari 1994, pp. 72-74;
Cattani 1995, pp. 43-45;
Enciclopedia… 1998, p. 679;
Lasagni 1999, vol. IV, p. 714
Restauri
1990 (S. Baroni) 
Mostre
Parma 1991;
Parma 1994;
Parma 1995-96
Sauro Rossi, in Lucia Fornari Schianchi (a cura di) Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere. Il Settecento, Franco Maria Ricci, Milano 2000.