- Titolo: Caino medita il fratricidio
- Autore: Cesare Mussini
- Data: 1829
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: 98 x 73
- Provenienza: Parma, Accademia di Belle Arti, donato dall’autore nel 1852
- Inventario: Inv. 780
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Deposito
La rimozione dello spesso strato superficiale di vernice ambrata, aggiunta in epoca imprecisata forse nel tentativo di mascherare alcune pesanti stuccature, ha riportato alla luce la scritta originale “Cesare Mussini dipinse in Roma 1829”. Il dipinto faceva dunque parte della produzione giovanile del nostro artista e non, come si pensava, della sua maturità, essendo stato tradizionalmente datato al 1852. Cesare Mussini, fratello del più noto Luigi, da Berlino dov’era nato si era spostato a Firenze dove aveva intrapreso gli studi presso l’Accademia. Nel 1828 aveva vinto il pensionato triennale a Roma con l’opera Leonardo da Vinci che vecchio e mortalmente infermo spira tra le braccia di Francesco I (Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti). Durante il primo anno di questo soggiorno romano evidentemente dipinse il nostro Caino, che rivela non poche affinità stilistiche e di scelta tematica con il saggio inviato da Roma all’Accademia di Firenze, Morte di Atala, datato 1830: soggetto tipico del Romanticismo ottocentesco cristiano, caratterizzato dall’uso di un forte chiaroscuro drammatizzante, accentuato dall’ambientazione crepuscolare o notturna rischiarata da sprazzi di luce rossastra (la lanterna accesa in Atala, il fuoco dei ceppi in primo piano e il cielo arrossato sullo sfondo nel nostro) evidentemente influenzati dalla pittura barocca romana mediata dall’attività pittorica di Horace Vernet (Nuzzi 1972, p. 211; Susinno 1991, p. 424).
L’attribuzione a una data tanto diversa ha un’origine remota: già nel 1854 il dipinto era stato indicato come una produzione del 1852 (Quadro cronologico… 1854). Inoltre, prima dell’ultimo restauro, era ben visibile, accanto alla mano di Caino, la scritta “C. Mussini 1852”, apposta in epoca incerta. L’ipotesi che durante un restauro subito fra il XIX e il XX secolo la firma originale non più leggibile sia stata rifatta sulla base di documentazioni che riportavano la data errata, può essere affiancata da una seconda e più probabile ipotesi: che lo stesso autore, nominato dalla prestigiosa Accademia di Parma come Accademico d’onore nel 1850 (Carteggio… 1850) abbia voluto fare un dono apparentemente più prezioso di quello che non fosse in realtà, utilizzando un vecchio saggio della sua produzione giovanile spacciandolo per un recentissimo dipinto, sicuramente più quotato e di maggior considerazione. In questi anni infatti l’artista era ormai pienamente affermato: già apprezzato dalla nobiltà toscana, romana e lombarda e attivo presso la Corte ducale di Carlo Ludovico di Lucca, era riuscito, grazie al matrimonio con una nobildonna prussiana, a ottenere committenze importanti all’estero, fra Prussia e Russia, dove risiedette per alcuni anni e dove lavorò per incarichi di rilievo, come gli affreschi alla chiesa di Sant’Isacco a San Pietroburgo.
Il dipinto, probabilmente rimasto di proprietà dell’artista fin dal suo soggiorno romano, fu donato all’Accademia di Parma nel 1852 (Atti… 1846-1852) e subito collocato nella Galleria.