Il peculiare linguaggio stilistico di Sebastiaen Vrancx è evidente specialmente nel quadro che illustra la Battaglia tra Centauri e Lapiti: la scena dello scontro di questi personaggi mitologici ambientata sullo sfondo di un giardino all’italiana è caratterizzata da figure particolarmente raffinate, che nelle proporzioni allungate sembrano avvicinarsi ai modelli più eleganti della bella maniera italiana.

La costruzione spaziale con i grandi alberi in primo piano, disposti a destra e a sinistra, che come quinte sceniche incorniciano la veduta del palazzo sullo sfondo, il ponticello sulla sinistra e il movimento concitato dei protagonisti in primo piano, mostrano evidenti analogie con il Paesaggio boscoso con la predica del Battista (inv. 257), tanto da poterlo ritenere suo pendant, viste le analogie tecniche e di dimensioni.

Anche in questo caso l’esecuzione dell’opera può essere assegnata al periodo dopo il rientro di Vrancx in patria dal viaggio a Roma, tra il 1595 e il 1600, un momento di intensa suggestione delle esperienze del sud, ma già con un’impostazione che riprende i modelli di Jan Brueghel, soprattutto nella capacità di organizzare le figure in movimento nello spazio e di descriverle con la raffinatezza di un orafo.
Non a caso si può osservare sullo sfondo la riproduzione di un piccolo bronzo di Giambologna, presente anche in un altro suo dipinto più tardo, il Paesaggio con villa Medici anch’esso verosimilmente proveniente da Parma e ora a Capodimonte.

Vrancx, nonostante il soggiorno romano, rimane un pittore del Nord e nei suoi dipinti le luci non sono filtrate tra i rami, ma illuminano direttamente la superficie delle fronde, la composizione degli alberi è basata su un preciso rapporto proporzionale tra spazio naturale e personaggi, cui assegna il senso narrativo della scena.

Il gusto per la pittura del Nord si fece strada anche a Parma visti i legami della corte farnesiana con le Fiandre, dove al seguito di Margherita d’Austria, moglie del duca Ottavio Farnese, operava quale “Maggiordomo” il conte Roberto Sanvitale.
Grazie a questi rapporti con i Farnese i Sanvitale incrementarono le proprie raccolte con un cospicuo numero di dipinti di artisti fiamminghi, fra cui anche i due pendant di Vrancx, che giunsero in Galleria nel 1834 con l’acquisto della collezione della famiglia da parte di Maria Luigia.

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