- Titolo: Autoritratto
- Autore: Bernardino Riccardi
- Data: 1835
- Tecnica: Olio su tavola
- Dimensioni: 62 x 48
- Provenienza: donato alla Galleria nel 1874
- Inventario: Inv. 616
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Deposito
Il dipinto venne esposto nel 1838 all’annuale rassegna d’arte del Palazzo del Giardino di Parma; Riccardi aveva ventiquattro anni, frequentava con apprezzati risultati l’Accademia di Belle Arti (l’anno precedente aveva potuto presentare alla stessa esposizione alcuni ritratti che riscossero un buon successo) e, soprattutto, poteva già vantare alcune commissioni ducali: un Sacrificio di Isacco, eseguito nel 1835 e poi destinato al Duomo di Berceto, un Achille che piange la morte di Patroclo del 1837 e un San Sebastiano dipinto in quello stesso 1838 (Mecenatismo… 1974).
Per effigiare se stesso il giovane artista sceglie modelli iconografici e formali dichiaratamente neorinascimentali, con chiare reminiscenze da Raffaello, Parmigianino e dai lombardo-veneti; in più occasioni è stato notato come la consapevole e, vorremmo dire, matura adesione di Riccardi al Purismo evidenziata da quest’opera sia da far risalire a una precoce, diretta conoscenza delle opere dei Nazareni, e di Overbeck in particolare, oltreché agli insegnamenti di Giovan Battista Borghesi, suo maestro all’Accademia parmense (Mecenatismo… 1974; Martinelli Braglia 1991b; Cirillo 1992c). Al di là dell’opzione stilistica l’opera risulta interessante anche per l’impianto iconografico col quale, crediamo, il pittore ha voluto accreditare alcuni precisi caratteri della sua persona. Il volto giovane e serio con lo sguardo pacato rivolto verso lo spettatore, il severo abbigliamento costituito da un semplice mantello dal quale appena affiorano le maniche e il collo di una camicia, il gesto compunto della mano descrivono un uomo sobrio e moderato che desidera essere riconosciuto per la sua attività di artista, di frequentatore di un ambiente colto, di una scuola. Ci pare infatti che, al di là di un evidente richiamo a modelli cinquecenteschi, l’ambientazione del dipinto voglia far riferimento ai locali dell’Accademia parmense, con un dipinto “classicheggiante” (forse una Leda col cigno) appeso alla parete e una finestra aperta sul Giardino Ducale, raffigurato, tuttavia, in modo allusivo e non topograficamente oggettivo.
L’opera venne proposta in vendita all’Accademia nel 1874 da una persona che volle restare anonima; il corpo accademico avrebbe gradito l’acquisto ma “quel dipinto è così deteriorato che nel valor materiale non può gran fatto considerarsi e solo l’ottenerlo per poco prezzo giustificherebbe la spesa. Nel qual caso è data facoltà al Direttore di acquistarlo” (Atti… 1864-1877). Evidentemente Pietro Martini raggiunse un accordo col proponente, visto che negli inventari della Galleria l’opera risulta entrare per donazione in Accademia in quello stesso 1874.