- Titolo: Autoritratto
- Autore: Biagio Martini
- Data:
- Tecnica: Pastello su carta
- Dimensioni: 43 x 35
- Provenienza: ignota; in Galleria dopo il 1874
- Inventario: Inv. 1040
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Deposito
Di provenienza ignota, il pastello è menzionato per la prima volta come Autoritratto di Biagio Martini dal Pigorini (1887), che lo dice esposto nella grande aula ovale della Galleria senza ulteriori indicazioni (dovette comunque entrarvi dopo il 1874, non comparendo nell’Inventario di quell’anno). Tutta la critica successiva concorda nel riconoscere a questo lavoro una spontaneità e “un’aderenza al vero” (Quintavalle 1939) estranea ai dipinti di soggetto sacro o storico, più legati ai canoni accademici, ed effettivamente esso si caratterizza per un’impostazione non convenzionale, col busto campito semplicemente sul neutro di fondo e senza alcun elemento di ambientazione o corredo, alla moda lombarda come nella già citata Testa di giovane (inv. 491; cfr. scheda n. 876) o nel Ritratto del vescovo Turchi, si tratta di un’immagine tutta giocata sul volto tratteggiato con naturalezza, proposto a un rapporto diretto e vagamente intimista col riguardante, al di fuori di intenti retorici.
È un fare addirittura un po’ ingenuo, e non manca qualche scadimento, come nella definizione piuttosto dura e inespressiva degli occhi o nella linea della bocca. Notevole è la somiglianza con il giovane pittore al cavalletto raffigurato in un disegno della Biblioteca Palatina di Parma, il n. 86 del ms. 3716, facente parte di una serie dedicata a personaggi parmensi e segnato “Ritratto di Biagio Martini parm.no” (stessi grandi occhi, naso e bocca evidenti); molto simile è anche l’abbigliamento, giacca a grandi revers su gilet e camicia frappata, negligentemente aperta. Se – come giustamente propongono Cirillo e Godi (1991, p. 259) – il disegno deriva da “un autoritratto del maestro giovane verso l’ultimo decennio del ’700”, il pastello in esame potrebbe essere datato una quindicina d’anni più tardi, per i caratteri meno giovanili dei tratti che farebbero pensare a un uomo verso la cinquantina (anche il taglio di capelli appena arricciati parrebbe vagamente ispirato al cosiddetto “taglio alla Bruto” in auge dal 1800). L’ipotesi viene confermata da un’altra immagine della serie precedentemente ricordata (n. 21) desunta proprio dal pastello in esame e segnata lungo l’ovale “Cav. Prof. Biagio Martini d’anni 50”.